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Auguri (non consolatori) al mondo

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A bordo della Ocean Viking
A bordo della Ocean Viking

Di questi tempi, di solito ci diciamo “Buon Anno”, intendendo dire: speriamo che tutto migliori l’anno prossimo. Molti di noi sono cresciuti in una fase in cui le cose andavano effettivamente così; gli anni in cui l’economia cresceva e si era sicuri che la condizione futura dei nipoti sarebbe stato migliore di quella dei nonni. Gli anni in cui, il mondo rischiava un conflitto nucleare tra super potenze ma in un quadro di “stabilità”, dove gli attori erano sostanzialmente due e in cui solo l’errore avrebbe potuto scatenare l’apocalisse. Anni preoccupanti certo ma, a guardarli ora, migliori di quelli che stiamo vivendo oggi: si era lontani da un confronto diretto tra Usa e Urss, le tensioni si dissipavano attraverso (pur tragici) conflitti locali, le due parti del mondo si parlavano persino con il “telefono rosso”.
In questo 31 dicembre ci troviamo ad augurarci che nel 2024 le cose non vadano peggio, che si fermi la corsa del mondo verso il baratro. Siamo di fronte ad una serie di crisi (alcune locali, altre globali) che rischiano di mettere seriamente in dubbio il nostro futuro.

CAMBIAMENTO CLIMATICO
Il climate change si è talmente accelerato che sta cominciando a cambiare le nostre vite in maniera talmente notevole che, dopo anni di testa sotto la sabbia, cominciamo ad accorgercene. Basta pensare alle vongole scomparse dalle tavole di Natale per l’invasione del granchio blu (qui di mezzo c’è anche la globalizzazione), alle vendemmie sempre più anticipate o rocambolesche (tra ghiaccio sugli acini e turni notturni) o alla fine del turismo invernale per mancanza di neve (un’industria che ha consentito ad aree depresse e montane di diventare ricche, sviluppate e di non spopolarsi).

LE GUERRE
Sono diventate la normalità anzi sono state normalizzate. Come avevamo previsto (scusatemi l’autocitazione) il conflitto in Ucraina resta in stallo militare ed è finito – quando va bene – in ultima pagina.
L’Occidente risolve i problemi irrisolvibili con l’oblio che se lo libera dagli impegni presi (lo slogan “resteremo a fianco dell’Ucraina sin quando sarà necessario” è diventato “sin quando sarà possibile”) resta però il pericolo costante che, nel sud-est ucraino, si passi da guerra regionale ad un un conflitto continentale mentre continua ad incombere il rischio nucleare (bellico o, più probabile, per incidente).
In Medio Oriente quella di Gaza è una strage di civili senza precedenti. Il 9 dicembre scorso sui miei social (qui per i dettagli) avevo diffuso dei dati che testimoniano come, in circa due mesi di conflitto, le forze israeliane hanno ucciso più civili che talebani, forze di sicurezza afghane e Nato in cinque anni (i cinque anni peggiori) in Afghanistan. Senza considerare le migliaia di civili dispersi. Ci sono più vittime civili a Gaza in due mesi che in Ucraina in due anni. Anche volendo considerare che una frazione delle 18mila vittime calcolate in quella data fossero miliziani di Hamas (quindi obiettivi legittimi), largheggiando tutti gli uomini maggiorenni, restano tra quei morti quasi 12mila tra donne e bambini (sempre a quella data) che di certo combattenti non lo erano.
Anche conflitto in Medio Oriente rischia di non restare confinato nei pochi chilometri quadrati della striscia di Gaza, con la possibilità che destabilizzi tutta l’area mediorientale coinvolgendo nel conflitto Libano, Iran, Siria con effetti fino al Nagorno Karabak.
Di sicuro questa guerra, sta creando nel mondo arabo e mussulmano rancori che non vedevamo dalle guerre post l’11 settembre e che – la storia lo dimostra – non potrà che generare altri conflitti e mettere a rischio quella sicurezza che Israele tenta (invano) da mezzo secolo di garantirsi con l’illusione della forza militare e non con la diplomazia.

LA CRISI DELL’OCCIDENTE

Il conflitto in Medio Oriente, se paragonata a quello in Ucraina, per posizioni e commenti politici e giornalistici che arrivano da questa parte di mondo rivela anche un altro, enorme, problema. L’Occidente continua ad abusare del tema della democrazia per giustificare conflitti e brutalità di ogni genere, dall’Afghanistan a Guantanamo. Nell’attesa che, prima o poi, la democrazia ci faccia causa per averla usata, per averne abusato in questo modo, l’Occidente parla di giustizia e di diritti, di invasore e di invaso, di aggressore e aggredito, condanna i crimini di guerra per poi cambiare versione quando si tratta di alleati, fino a considerarli quasi “inevitabili”, a chiedere “per favore” di ridurre le vittime “collaterali” (mentre continua a fornire armi che ammazzano e feriscono civili) mentre solo un anno prima invocava a spron battuto il cambio di regime e la corte penale internazionale. Di fronte ad un mondo dove i paesi dei BRICS (complice la gestione occidentale dell’economia post-invasione in Ucraina) si organizzano per superare il petrodollaro e gli assetti di Bretton Woods, la crisi dell’Occidente oggi non è solo economica. Oggi la crisi dell’Occidente è una crisi di credibilità verso il resto del mondo.

INFORMAZIONE

Venendo alle nostre piccole cose, in Italia è sempre più forte la crisi del pluralismo, impera il pensiero unico bellicista, le voci della pace sono ormai da tempo scomparsa, sottoposte ad un “no Fly zone” che impedisce loro di levarsi. Gli opinionisti con l’elmetto continuano a spacciare la guerra come l’unica soluzione, a difendere la superiorità dell’Occidente in crisi. Siamo diventati quella parte di mondo ricca (in prospettiva non la più ricca) che usa le guerre al posto della diplomazia secondo una presunta superiorità morale che rinneghiamo applicando doppia standard, a parità di eventi, a seconda che si tratti di alleati o nemici. Su tutti l’esempio dei rapporti (ottimi) che abbiamo con l’Arabia Saudita, una delle peggiori dittature del mondo.
Gli opinionisti che difendono l’Occidente a prescindere senza ammetterne gli errori ci candidano ulteriormente alla decadenza e favoriscono quel processo di marginalizzazione della nostra Europa, ormai ridotta a caricatura di se stessa.

MIGRANTI

La Ocean Viking è di nuovo sotto fermo amministrativo dalla data di oggi, per la seconda volta in due mesi, la prima ero a bordo e ho raccontato qui come quel fermo fosse ingiustificato. Le odiate ONG, dalla vigilia di Natale a capodanno, hanno salvato mille anime. Quest’anno in Mediterraneo il numero di morti per naufragi nel tentativo di arrivare in Europa è aumentato di un devastante sessanta per cento. Mentre noi ci dedichiamo al cenone, qualcuno è al buio su una barca sovraccaricata, allagata dalla mistura tossica e ustionante di benzina e acqua di mare che divora gambe e piedi, naviga verso una possibile morte. Fermare nei porti chi salva vite in mare è solo assurda follia.
Quest’anno l’Italia torna ad avere un record di sbarchi, le promesse da campagna elettorale (il “chiudiamo tutto”) sono fallite. Al posto di far polemiche bisognerebbe prendere atto che l’unica soluzione è fermare guerre e cambiamento climatico, smetterla di depredare l’Africa. Certo è molto più difficile che tenere in porto le navi di chi salva vite, come avere un’ambulanza in meno in strade piene d’incidenti, ma è l’unica strada praticabile.

POVERI
Aumentano ogni giorno in Italia mentre la classe media scompare, i salari non crescono da decenni, sono tra i più bassi d’Europa, mancano servizi per consentire alle famiglie di fare figli, ma ad ascoltare il dibattito italico il problema sono i poveri (la criminalizzazione del reddito di cittadinanza è stato un caso di scuola), i lavoratori che non arrivano a fine mese e chi vuole studiare perchè “abbiamo troppi laureati” (altra balla).

SOLUZIONI?
Dovrebbero venire dalla politica e dal giornalismo che godono però di un pessimo stato di salute in questo momento, appiattiti su bellicismo e neo liberismo. Io credo però che ognuno di noi può fare qualcosa, in primo luogo parlando e confrondandosi a scuola, al lavoro, pure al bar per scuotere le coscienze. Dopo circa ottanta presentazioni (circa perchè ho perso il conto) di Maledetti Pacifisti in giro per l’Italia ne sono sempre più convinto. Sarebbe anche il caso di parlare per ricordare a tutti che “noi l’avevamo detto” come sarebbe andata a finire in Ucraina, mentre ci ridicolizzavano perchè mandare armi avrebbero risolto tutto e la Russia sarebbe crollata per le sanzione. Va detto non, banalmente, per avere ragione, invece per partire da un’operazione di verità quella che il bellicismo nega (dimenticando l’Ucraina e passando ad un’altra guerra) per continuare a giustificare il prossimo conflitto

UNA NOTA PERSONALE
Sono sicuro che non vi ho riempito di ottimismo con questi auguri ma essere consolatori in questo momento significherebbe prendersi in giro. Posso solo sperare e augurarvi che almeno nella vita privata e familiare il 2024 sia un anno di pace, felicità e salute.
Nel 2024 spero di restare in contatto con voi ho tre sorprese che condividerò nel corso dell’anno. Secondo me non vi deluderanno, anzi saranno l’occasione per continuare a far girare le rotelle che abbiamo in testa e che il potere vorrebbe arrugginite e grippate.

AUGURI! BUON 2024

6 Commenti

  1. Grazie Nico! Condivido in pieno! Io parlerei
    di ‘ stupro’ della democrazia, un atto che oltre a lasciare conseguenze drammatiche , impedisce un recupero
    vero e completo. Però manteniamo un po’ di speranza e aspetto i tuoi libri!!! Con affetto Amelia

  2. Come sempre la sua analisi è coincidente ai fatti ed io la condivido. C’è poco da essere ottimisti in un quadro del genere e questo perché la specie umana è in declino come ben si evince dalla decadenza delle sue civiltà, cosa che non necessariamente è un male, anzi.
    Restiamo quindi nella dimensione personale per cui ricambio gli auguri e speriamo di cavarcela anche quest’anno. Un abbraccio

  3. Fatta l’analisi che condivido non vedo, nel mondo, proposte alternative del modo di vedere il mondo. C’è bisogno di un sogno o addirittura un utopia che possa unire gli sforzi per cambiare….

  4. Grazie per la lucidità e puntualità dei fatti esposti. C’è di che deprimersi, è vero, però finché si può teniamo sveglia la coscienza. Buon 2024, nonostante tutto.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere