Personalmente sento questa come una giornata triste: perché sull’Afghanistan cala il sipario. Come nel ‘92 volgeremo lo sguardo altrove, dimenticando quel Paese che – per destino – è crocevia del mondo. In uno dei miei libri avevo inserito una citazione di Babur, imperatore che da Herat arrivò in India: “Evita se puoi di gettare un cuore nello sconforto perché basta un sospiro per affliggere il mondo”
Oggi è più attuale che mai, in un mondo globale non circolano solo le merci ma anche gli effetti delle crisi. Quella che si sta aprendo in Afghanistan è gigantesca. L’apparato statale è paralizzato, è ressa davanti alla banche per ritirare contanti, dopo anni di siccità e di conflitto si avvicina la carestia, il prezzo del cibo è alle stelle, la moneta locale è carta straccia (peggio di prima), gli aiuti internazionali sono stati congelati. I talebani non sono in grado di gestire l’apparato statale cresciuto ipertroficamente in questi ultimi 20 anni – mi ripeto – hanno vinto la guerra ma sono in corsa per perdere la pace e questo significherà più sofferenza per il popolo afghano, più profughi, più difficoltà nel fermare l’oppio che a quel punto sarà unica speranza per migliaia di contadini. Nel girarsi dall’altra parte l’Occidente eviterà di affrontare il dilemma: avere relazioni con i talebani o meno. Ieri la CNN ha svelato un segreto di pulcinella: gli USA hanno concordato con taleb corridoi per arrivare all’aeroporto.
Migliaia di afghani sono rimasti indietro e l’Occidente non può che parlare con i talebani (cioè con chi controlla territorio) per aprire corridoi umanitari e salvare i più vulnerabili. Di operazioni Zero Dark Thirty in territorio nemico se ne può fare una, per top target, non migliaia. Ieri Biden con un senso di sollievo ha dichiarato la guerra finita. Biden ha la colpa di non essersi preparato a questo scontato finale (a cominciare dall’errato abbandono di Bagram e dal ritiro in estate, fighting season, i russi giustamente si ritirarono in pieno inverno)
Su twitter ha scritto: œ. E’ finita l’epoca dell’esportazione delle democrazia.
Ma se questa guerra doveva essere chiusa, la responsabilità di una chiusura disastrosa è solo di Trump e di Khalilzad. Il bullismo diplomatico, l’ignoranza strategica, la trattativa come con i fornitori di Atlantic City hanno condotto allo scellerato accordo di Doha. Questo scoop racconta che in realtà Trump ha firmato l’accordo per spaventare Ghani, farlo dimettere, arrivare a cogestione con taleb e lasciare truppe Usa anti-terrorismo. Una roba tra il poker a Las Vegas e il biliardo del colore dei soldi…
Al Qaeda continua a complimentarsi con i talebani. Nei giorni scorsi ha fatto discutere il video del Dr. Amin – capo scorta di Bin Laden – di ritorno nella sua provincia natale, Nangarhar.
I rapporti tra talebani e AQ (ridotta a poche unità in Afghanistan) sono forti e non cambieranno perchè il modello è quello “siriano”: rivalità tra AQ e ISIS. Ormai il braccio afghano dello stato islamico (pur militarmente azzerato) è l’unico vero nemico dei talebani quindi AQ un alleato naturale (anche per antichi rapporti personali).
Dr. Amin al-Haq, senior person in Al-Qaeda, has returned to his homeregion of Nangarhar, #Afghanistan. It is debatable now whether #Taliban will keep to its word, or is able, to prevent “foreign jihadi camps” in Afghanistan.
cambieranno perchè il modello è quello “siriano”: rivalità tra AQ e ISIS. Ormai il braccio afghano dello stato islamico (pur militarmente azzerato) è l’unico vero nemico dei talebani quindi AQ un alleato naturale (anche per antichi rapporti personali). 11/20 https://t.co/S7Etby0XKd
— Nico Piro (@_Nico_Piro_) September 1, 2021
Come detto più volte, in Afghanistan nulla è prevedibile per le troppe variabili in gioco ma è chiaro che, in queste favorevoli condizioni, nessuno può scommettere che AQ resti l’ombra di se stessa a cui è ridotta ora. Inoltre la preoccupazione di Cina, Russia, Iran è tutta mirata sull’ISIS locale, l’ISKP (lo stesso vale per gli Stati Uniti). E la resistenza del Panshir? Da ieri si combatte, i talebani stanno provando ad entrare da due versanti con perdite.
Come i sovietici ben ricordano, quella bellissima provincia è imprendibile ma per ora non rappresenta pericolo per nuovo regime. Intanto i talebani non hanno ancora annunciato il loro governo, in parte per la loro inadeguatezza organizzativa in parte – presumo – per le pressioni che arrivano dall’estero a formare esecutivo “inclusivo” e quindi presentabile. Dopo musica, i talebani ribadiscono messa al bando immagini di esseri viventi da luoghi pubblici. Iconoclastia non è novità ma pare reazione a cartelloni con foto mullah spuntati negli ultimi giorni.
Nel 2001 bando era totale. Mi viene in mente questo libro ormai esaurito pieno di scatti trovati dopo 2001: combattenti talebani truccati, con sfondi aulici e il vestito buono per ritratti in studi fotografici.
A proposito di foto queste sono storiche: Anas Haqqani (poeta e amb. taleb) visita prigione Bagram dove trascorse 5 anni in isolamento