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Candidati, ballottaggio e (promesse di) riforme

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"Guida al voto" per i seggi afghani
"Guida al voto" per i seggi afghani

Conservo i miei dubbi su quanto un sondaggio elettorale possa essere attendibile in Afghanistan, ma quello pubblicato ieri dall’International Republican Institute dà per certo che si arriverò al secondo turno alle elezioni presidenziali del prossimo 20 agosto. Secondo questo sondaggio, che conferma diverse impressioni raccolte sin’ora e l’opinione dell’ambasciatore britannico a Kabul, Karzai è in testa con il 44% (quindi rispetto alle elezioni del 2005 avrebbe perso undici punti di consenso), segue al 26% il Dr. Abdullah Abdullah. Terzo l’ex-ministro alla pianificazione Ramazan Bashardost, che così compatterebbe i voti della minoranza hazara. Quarto dei meglio piazzati, l’ex-ministro Ashraf Ghani (che piace tanto all’occidente) con il 6%. E’ chiaro che se si dovesse arrivare al secondo turno (previsto, almeno sulla carta, per il primo ottobre), il vantaggio iniziale di Karzai potrebbe significare ben poco contro una coalizione dei suoi avversari. Non è un caso che il presidente uscente, qualche giorno fa, ha promesso in caso di vittoria di offrire incarichi nel nuovo governo proprio ai suoi principali avversari. Offerta respinta però al mittente.

Dr. Abdullah Abdullah. In Afghanistan il titolo di dottore è così importante (si riferisce non solo al caso dei medici ma in generale a professori e persone con una particolare istruzione) che ormai anche i media occidentali preferiscono chiamare il principale avversario di Karzai Dr. Abdullah piuttosto che Abdullah Abdullah. La vera sorpresa di queste elezioni è un medico oculista dalla lunga storia, prima nella resistenza anti-sovietica (attivo nei campi profughi in Pakistan) poi in quella anti-talebana (molto vicino a Massoud). Tagiko ma figlio di un pashtu (suo padre era stato senatore negli anni ’70) prova a giocarsi questa carte nel sud che resta un bacino di voti formidabile, ma segnato da un punto interrogativo visto che sin’ora le violenze hanno impedito una normale campagna elettorale. Dr. Abdullah è stato ministro degli Esteri del governo Karzai fino al 2006 quando si è dimesso criticando il presidente e la corruzione del suo governo. Fa parte del National Front, eterogena coalizione di ex-alleati di Karzai, che tra le altre cose chiedono riforme del sistema presidenziale (modellato su quello americano…) che vede, per esempio, governatori provinciali e distrettuali nominati dal presidente, non eletti. Un metodo sin’ora fallimentare. Per Abdullah, infine, il processo di riconciliazione nazionale con i talebani, per come sin’ora condotta, è stato una farsa.

Ashraf Ghani
è un intellettuale, uno studioso ben collegato alla comunità internazionale. E’ stato ministro delle finanze nel primo governo Karzai (premiato come miglior ministro delle finanze d’Asia nel 2003) per poi farsi da parte nel 2004. Si è laureato a New York, alla Columbia University, ed ha lavorato prima alla World Bank e poi alle Nazioni Unite nella missione afghana. Professore in università varie, da quella di Kabul a Berkley, ha studiato la ricostruzione degli cosiddetti “stati falliti”. Anch’egli di etnia pashtu, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe essere coinvolto in un accordo pre-elettorale per concentrare i voti di questa etnia su Karzai dandogli la possibilità di passare al primo turno diventato una sorta di primo ministro (figura che non esiste nella costituzione). Indiscrezioni però nettamente smentite dall’interessato. In questo articolo del Washington Post racconta delle sue proposte per contrastare la corruzione e il nepotismo in Afghanistan. Affascinante il ritratto di Ghani in questo articolo del New York Times.

Di Karzai si sa quasi tutto
, a cominciare dal fatto che è da sette anni al potere, mi sembra però interessante raccontare il modo in cui sta facendo campagna elettorale (pochissime le uscite pubbliche per il presidente più protetto e più minacciato forse del mondo; tra le altre cose si è rifiutato, non per motivi di sicurezza, di partecipare ad un dibattito televisivo a ToloTv con Ghani e Dr. Abdullah, promettendone un altro sulla più addomesticata tv statale RTA). Karzai ha raccolto intorno a sè alcuni tra i più potenti signori della guerra (cronica piaga afghana) tra loro il tagiko Muhammad Qasim Fahim, scelto come futuro vice-presidente, l’uzbeko Abdul Rashid Dostum (di cui ora l’America ricorda il record criminale di massacratore di prigionieri talebani), il massacratore di hazara Abdul Rab Rassoul Sayyaf, e gli hazara (sciiti) Muhammed Moheqiq e Karim Kalili (vedi al riguardo questo articolo del NY Times – sempre su Karzai consiglio di leggero questo speciale di Elizabeth Rubin, autrice dell’indimenticabile reportage “Battle Company is Out There” del 2008). Karzai sta lavorando al consenso attraverso i signori della guerra, i leader tribali e religiosi (vedi per esempio il ruolo elettorale della discussa legge sul diritto di famiglia sciita).

Sembra che Karzai stia sperando che i suoi Pashtù alla fine siano così spaventati dall’idea di un tagiko presidente da votare persino Karzai che nel “suo” sud non può più ormai mettere piede. Del resto l’idea deve fare molta paura, se si considera la notizia diffusasi ieri ovvero che il fratello di Karzai (Ahmad Wali , potente membro del consiglio provinciale di Kandahar e sospettato di essere un trafficate di droga) sta lavorando alla tregua elettorale nel sud con i talebani proprio per consentire a pasthu di andare a votare. Nello stesso giorno, il 20 agosto, il presidente ha stabilito un “cessate il fuoco” unilaterale per le forze di sicurezza governative.

Link utile: tra tutti il miglior “full coverage” delle elezioni afghane mi sembra questo del Washington Post

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere