Ci sono giorni in cui accadono cose che non ti aspetti e che non sei nemmeno convinto di meritare. Oggi è una di quelle giornate. Mi è stato assegnato il premio speciale della Fondazione Luchetta.
La Fondazione assiste bimbi malati provenienti da zone di guerra e porta il nome di Marco Luchetta, giornalista della Rai ucciso a Mostar da una granata assieme a Alessandro ‘Sasa’ Ota e Dario D’Angelo il 26 gennaio del 1994 durante il conflitto nella ex-Jugoslavia.
Il Premio (che non è giornalistico) mi viene assegnato per il mio lavoro sul campo di questi anni, dalla parte degli ultimi, e in particolare per la storia di Amir e sua madre, che potete rileggere e rivedere qui.
ECCO LA MOTIVAZIONE DEL PREMIO
Va al giornalista Nico Piro, da oltre tre decenni in prima linea per un’informazione capace di restituire voce e dignità alle donne e agli uomini dimenticati del pianeta – a cominciare dal popolo afghano, – il Premio Speciale Luchetta 2021, annualmente conferito dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin alle personalità che si sono distinte nella valorizzazione degli ideali che l’hanno generata e guidano la sua attività.
«Il Premio Speciale va quest’anno a Nico Piro perché, nonostante tutto e tutti, lottando con una caparbietà e una tenacia che sono tratti distintivi del suo carattere, è riuscito a traghettare in un porto sicuro una mamma e il suo bambino e perché nei suoi servizi, sempre dalla parte degli ultimi, ci ricorda come questo mestiere possa essere un impegno civile e morale – ha spiegato la presidente della Fondazione, Daniela Luchetta –– Grazie a lui, infatti, è stato possibile assistere un bimbo afghano approdato nel campo profughi di Lesbo, successivamente affidato alle cure mediche predisposte con l’intervento della Fondazione Luchetta. Persone come Nico Piro – sottolinea ancora Daniela Luchetta – ci ricordano che, nel mondo, ognuno di noi deve scegliere da che parte del campo vuole giocare la sua partita. Ringraziamo Nico Piro per non avere girato le spalle al dolore e alla sofferenza di un bimbo e della sua mamma».
Nico Piro, nel tempo, è diventato voce di riferimento per il racconto del “caso Afghanistan” e della sua evoluzione: questione alla quale ha dedicato due libri – nel 2015 “Afghanistan: Missione Incompiuta” (Lantana) e alla fine del 2019 “Corrispondenze Afghane. Storie e persone in una guerra dimenticata” – e che gli è valsa il conferimento del Premio Cutuli nel 2020.
DAL COMUNICATO DEL PREMIO LUCHETTA
La proclamazione de Premio Speciale Luchetta è ancora una volta preludio alla consegna del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta, giunto alla sua 18^ edizione, in programma a Trieste dal 15 al 17 ottobre 2021, con la consegna dei riconoscimenti assegnati dalla Giuria presieduta dal giornalista Alberto Matano. Il Premio Speciale Luchetta è nato nel 2007, con la prima edizione assegnata all’inviato Ettore Mo.
Nelle successive edizioni sono stati premiati Vittorio Zucconi, Piero Angela, Dorotheé Ollieric – France2, Margherita Hack, Ernesto Caffo per i 25 anni di Telefono Azzurro, Francesco Tullio Altan. Simone Cristicchi, Giovanna Botteri, e ancora nel 2016 il Premio è stato assegnato alla memoria di Giulio Regeni, nel 2017 al Progetto Corridoi Umanitari della Comunità di S. Egidio – Federazione Chiese Evangeliche – Tavola Valdese, nel 2018 a Radio Siani, nel 2019 a Riccardo Iacona e nel 2020 alla Senatrice Liliana Segre.
Info e aggiornamenti premioluchetta.com fondazioneluchetta.eu
Nico Piro, inviato del Tg3, lavora come giornalista dal 1989. Si è occupato nel tempo di aree di crisi e zone di guerra cercando d dare voce agli ultimi. Per il suo lavoro ho ricevuto: il Premio Maria Grazia Cutuli (2020), il Premiolino (2017) per la copertura delle elezioni americane e come pioniere del mobile journalism in Italia – il Premio Alberto Jacoviello (2016) – il Premio Giancarlo Siani (2011) con la redazione di 3d News per il racconto della storia di Angelo Vassallo, sindaco-pescatore ucciso dalla criminalità organizzata in provincia di Salerno. – il Premio Guido Carletti (2010) per lo speciale “La Trappola” girato tra i profughi afghani in Grecia – il Premio Paolo Frajese (2009) per la copertura (unico inviato della Rai a Kabul) della strage del 17 settembre – il Premio Marco Luchetta (2009) per il reportage “Un calcio alla fame” girato in Sierra Leone. – il Premio Ilaria Alpi (2008) per il miglior servizio da telegiornale, con un pezzo su una battaglia tra talebani e militari statunitensi nella valle di Korengal (con il collega Gianfranco Botta, tco del Tg3). – la menzione speciale al Premio Anello Debole (2007) per lo speciale “Kabul, anno nuovo” (realizzato con il collega Mario Rossi, tele cineoperatore del Tg3). E’ il direttore e l’ideatore di MOJO ITALIA, il primo festival del Mobile Journalism in Italia.
Ha pubblicato per Castelvecchi: “Come si produce un Cd-Rom” (1997) e “Cyberterrorismo” (1998); Nel 2015 è uscito il libro “Afghanistan: Missione Incompiuta” (Lantana). Alla fine del 2019 è uscito il seguito, intitolato “Corrispondenze Afghane. Storie e persone in una guerra dimenticata” (ottobre 2019). In questo libro ci sono le voci e le storie di persone che vivono in mezzo ad un feroce conflitto tra disperazione, sorprendente resilienza e voglia di guardare al futuro.
È stato selezionato come finalista al Premio Alpi nel 2011, al Premio Luchetta nel 2016 e nel 2018 Il suo documentario, autoprodotto, “KILLA DIZEZ – Vita e morte al tempo di Ebola” (6/2015) è stato proiettato in festival ed eventi in tutto il mondo. Tra gli altri riconoscimenti ha ricevuto il premio “Best Emerging Filmaker” al TAFF – The African Film Festival di Dallas, Texas, nel luglio 2016. Il suo corto “Today I will live” (“Oggi voglio vivere”) sul conflitto afghano è stato premiato al Dublin Smartphone Film Festival (2021) e al Mobile Journalism Award di Berlino (2020). Nel 2020 è stato presentato il suo documentario, autoprodotto, “Un Ospedale in Guerra” dedicato all’ospedale di Emergency a Kabul.
Vale sempre la pena salvare un bambino con la sua mamma e soprattutto vale la pena saper raccontare la realtà proprio quanto essa è brutta per potersi salvare . Premio meritato
Floriana De Michele
21 Settembre 2021 At 20:42
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Vale sempre la pena salvare un bambino con la sua mamma e soprattutto vale la pena saper raccontare la realtà proprio quando essa è brutta per potersi salvare . Premio meritato