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La rotta afghana

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A maggio avevo detto che in sei mesi si sarebbe deciso il destino della capitale Kabul, rispetto all’avanzata talebana; un’operazione – ricordiamolo – cominciata in contemporanea con le trattative di Doha, nel silenzio degli americani che pur di ottenere una (dannosa ma mediatica) intesa hanno dato il via libera agli studenti coranici.
Purtroppo le cose sul campo stanno andando peggio che nella peggiore delle previsioni.
Se si combatte alla periferia di Herat e dentro Lashkargha, mentre Kandahar è assediata e Nimroz è caduta, il nord-est è ormai nelle mani dei talebani.
Dopo Shebergan, capitale della provincia di Jowzian e quartier generale di Dostum, hanno conquistato anche Kunduz, la città forse più strategica – sul piano logistico – del nord dell’Afghanistan, Sar-e-Pul e Taqar. La marcia dei talebani pare inarrestabile e ricorda la manovra degli anni ‘90 (in questi giorni cadeva l’anniversario della presa di Mazar-i-Sharif con conseguente strage degli hazara).
Rispetto agli anni ‘90 c’è però una sostanziale differenza, all’epoca l’esercito afghano (messo sù in decenni dai consiglieri militari sovietici, ben prima dell’intervento del 1989) era già stato frantumato dai signori della guerra, che se l’erano spartito.
L’attuale apparato delle forze di sicurezza afghane è pari a circa 400mila unità, ci è costato e ci costa milioni di dollari (a noi cittadini occidentali) eppure di fronte all’avanzata talebana sta andando in rotta, si ritira spesso negoziando accordi con i taleb che vincono senza sparare un colpo.
Sono codardi? Non lo direi mai, fosse solo per il livello incredibile di perdite subito in questi anni. Pesa però la corruzione dei comandati, l’incapacità logistica (truppe lasciate senza rifornimenti e rinforzi) e la scarsa credibilità del governo per il quale le popolazioni locali non si stanno sollevando, salvo alcuni episodi per ora minori.
Gli americani hanno ripreso a bombardare, usando anche i B-52 che sono una garanzia di vittime civili, mentre a combattere sono rimasti ormai solo le forze speciali afghane, gli eroici commando che evidentemente non possono portarsi addosso tutto il peso della guerra.
Tanti in Afghanistan accusano il Pakistan di star facendo come negli anni ‘90, inviando truppe e consiglieri militari a sostegno dei talebani. Non ce ne sono prove ma è probabile che ciò stia accadendo, il punto però (per quanto gravissimo) è che l’esercito afghano è imploso e se non si riprenderà l’iniziativa ora, subito, adesso, a fine anno la bandiera bianca dell’Emirato sarà a sventolare sull’ARG, il palazzo presidenziale di Kabul.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere