Il 19 novembre di 19 anni fa veniva uccisa Maria Grazia Cutuli, in Afghanistan. Con lei morivano Julio Fuentes di El Mundo, assieme all’australiano Harry Burton e all’afghano Azizullah Haidari della Reuters.
La storia di Maria Grazia, che caparbiamente inseguiva la possibilità di diventare inviato al Corriere, è nota ed è stata raccontata tante volte ma resta importante anche 19 anni dopo con un mondo dei media completamente cambiato: la passione è alla base del giornalismo, la passione per la verità, la passione per andare dove accadono i fatti e raccontarli da vicino. E’ la stessa passione che il comune di Santa Venerina, dove Maria Grazia è sepolta, continua a dimostrare nell’organizzare il premio, in solitaria e con i propri mezzi.
Anche per questo, oltre che per il mio legame con l’Afghanistan, l’assegnazione del Premio Cutuli mi emoziona. Spero di continuare ad essere all’altezza di un mestiere che non è e mai deve essere associato all’idea di carriera perchè non è un lavoro come gli altri ma al servizio degli altri.
Ecco la motivazione:
“Per la sezione “stampa nazionale” il Premio è assegnato a Nico Piro, giornalista inviato del Tg3 impegnato negli anni su diverse aree di crisi e zone di guerra che si dice mosso – nella sua attività professionale – dal tentativo di “dare voce a chi non ha voce”. Piro, già pluripremiato per il suo lavoro più che trentennale, ha anche pubblicato diversi libri tra cui “Afghanistan: missione Incompiuta” del 2015 e “Corrispondenze Afghane”, del 2019 relativi proprio all’esperienza nel Paese in cui Maria Grazia Cutuli trovò la morte.
Ecco il comunicato completo sull’edizione 2020 nell’attesa – a covid finito – di rivederci alle pendici dell’Etna per la cerimonia di premiazione e per portare un fiore sulla tomba di Maria Grazia.
a Sorobi, località famosa per la sua diga e il suo impianto