Come può il mobile journalism aiutare “il” e inserirsi “nel” flusso di lavoro delle radio-tv del servizio pubblico in Europa? E’ a questa domanda che abbiamo provato a rispondere durante la sessione sul “Mojo” della nona conferenza su tecnologia e informazione che l’European Broadcasting Union (per capirci, “Eurovisione”) ha tenuto il 3 e 4 ottobre al CERN di Ginevra. Con me c’era Glen Mulcahy della RTE (Irlanda), la leggenda vivente del Mojo europeo, e il collega olandese Wytse Vellinga. A moderare Morwen Williams, capo della produzione della BBC.
La presentazione è stata una raffica di idee, suggestioni e soprattutto di immagini e estratti di racconto giornalistico per immagini. Di quelle cose che quando le vedi sullo schermo (e di fronte avevamo una platea ristretta di responsabili tecnici ed editoriali delle radio-tv europee) non potresti mai dire che sono state girata con uno smartphone.
Le risposte alla domanda di cui sopra sono state molteplici: dalla flessibilità di produzione racchiusa in un solo strumento alla capacità di coprire eventi “non-Breaking-news” ormai sempre più spesso “trascurati” per motivi di budget. Su tutti il tema dell’empatia (con i protagonisti/gli intervistati) che ormai emerge come fattore chiave del mobile journalism, non solo un tecnicismo ma ormai una forma di racconto che consente di “avvicinarsi” alle storie e di dare voce a chi, davanti alla “barriera” di un telecamera, rischia di perderla oppure a chi una telecamera potrebbe mai vedersela piazzare davanti.
Trasversale a buona parte della due giorni di Ginevra, il tema delle “fake news” che è poi segnale della crisi del giornalismo; tema ritornato in più dibattiti e conversazioni. Anche in questo il Mojo può essere una risposta se, snellendo il processo produttivo e moltiplicando le forze, riesce a portare più velocemente sui social (e in genere in multipiattaforma ) contenuti “certificati” giornalistici e a portarne di più rispetto a quelli che i radiotelegiornali riescono oggi a coprirne nel loro schema (editoriale e produttivo) classico.
Riuscirà il mojo a contaminare il news Broadcasting classico (quello “storico”) e il servizio pubblico radiotelevisivo in Europa? Troppo presto per dirlo ma è ormai chiaro che in questo mondo dove tutto cambia a cento all’ora, se non cambi arrivano i guai. E molti – lo si è visto proprio al Cern – sono sempre più impegnati sul produrre innovazione e cambiamento.