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E’ inverno, fa freddo

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Per un paio di settimane, a metà febbraio, le italiche nevicate hanno tenuto banco sui nostri media, tra curiosità, polemiche e un triste corollario di vittime.
Nelle stesse settimane, l’Afghanistan affrontava il suo peggior inverno negli ultimi 15 anni, che intanto – ai primi di marzo – è diventato il peggiore degli ultimi trent’anni.
 

Solo tra la capitale
ed il suo circondario si sono registrate una quarantina di vittime, morte per assideramento, per lo più bambini, per lo più residenti nei campi profughi che assediano Kabul: disperati fuggiti dalla guerra, scappati da Paktika, dall’Helmand, da Kandahar per ritrovarsi a vivere di stenti e morire di freddo in capanne fatte di rifiuti e fango (se vi interessa approfondire l’argomento qui uno studio di Amnesty).
Impossibile sapere come siano andate le cose nelle province più remote tranne per alcuni episodi (per esempio, i poliziotti dell’Anp salvati dall’Isaf nella sperduta e straordinariamente bella provincia di Ghor) o per l’immane tragedia di oggi: una valanga che ha totalmente coperto un villaggio nel Badakshan e dove le vittime potrebbero essere tra le 200 e le 300…alias tutti coloro che lì vivevano.

L’inverno afghano, solitamente
, è fatto di neve, tanta neve, di strade bloccate, villaggi isolati, penuria di cibo. Ma è fatto anche, nelle zone “desertiche” (uso il termine in maniera ampia, i geografi non me ne vogliano), di alluvioni, piogge intense e improvvise piene che travolgono tutto. E’ in queste circostanze, nella provincia di Farah, che qualche giorno fa il nostro contingente ha perso tre uomini: il caporal maggiore capo Francesco Currò, 33 anni, di Messina; il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo, 29 anni, di Palermo; il primo caporal maggiore Luca Valente, 28 anni, di Gagliano del Capo (Lecce).

Sono morti mentre il loro Lince guadava un fiume. Si è ribaltato e finito sott’acqua: bloccati dalle cinture di sicurezza e dai pesanti giubbotti antiproiettile, tra le spesse pareti del blindato sono annegati. Chissà quanto sarà durata la loro terribile agonia. Quel giorno per un attimo, sui media italiani oltre alla neve di casa nostra, si è affacciato anche l’inverno afghano che ci è venuto a bussare sull’uscio di casa con la sua gelida mano sporca di morte.
Chi ha potuto e voluto ha raccontato delle vittime italiane provando anche a spiegare cosa succedeva intorno, che appunto era il Paese tutto a vivere una tragedia climatica.

Eppure ho avuto l’impressione che quei tre nostri soldati siano un po’ passati, assurdamente, come vittime di seconda classe…”solo” un incidente stradale mica una bomba…Come se in Afghanistan fossero di passaggio, stessero transitando e non fossero lì per una rischiosissima missione sulla quale, compatto, il mondo politico italiano ha investito tutta la sua credibilità internazionale ed a cui dichiara (al quasi unisono) di credere fin fondo.
Dal comando Isaf si sono affrettati a sottolineare che gli uomini erano in missione nel corso di un’operazione contro i talebani nella pericolosa Zyrko valley, quasi a tentare di scacciare preventivamente la percezione che insomma era “solo” un incidente stradale.

La finestra mediatica, apertasi per motivi tanto tristi, sull’Afghanistan si è richiusa in un attimo e con essa l’attenzione alle vittime, tutte. Le vittime che sono tutte uguali che abbiano un passaporto italiano e vestano una divisa oppure che un passaporto non sappiano neppure cosa sia e lottino contro la morte gelida in un campo profughi piuttosto che in un blindato arroventato da una carica esplosiva.

Sarà questa la nuova maledizione dell’Afghanistan di cui tutti ormai da questa parte del globo vogliono dimenticarsi? L’oblio in cui affondare il fallimento di dieci anni di guerra e di investimenti milionari per una ricostruzione mai decollata? Sarà! Ma intanto, a conti fatti, l’italica neve ha trionfato sui media italiani, in Afghanistan invece fa freddo, nevica…del resto è inverno. No? Mica è una notizia…

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere