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Boetti, quando l’Afghanistan era la terra del sogno

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Se vi trovate a passare a Londra non dimenticate di fare un salto alla Tate Gallery, il museo di arte moderna, per l’antologica dedicata all’italiano Alighiero Boetti (da oggi fino al 27 maggio). Che cosa c’entri una mostra con questo blog è presto detto. Boetti dal 1971 al 1979 si trasferì – tra andate e ritorni – in Afghanistan, all’epoca l’arcadia ai confini dell’Asia per tanti hippy e giovani occidentali alla ricerca – letteralmente – di orizzonti nuovi e più aperti

Boetti, genio dell’arte povera, si trasferì in Afghanistan (soprattutto) per un motivo, l’insuperabile abilità afghana nel tessere tappeti. All’hotel “One Kabul”, Boetti disegnò le sue “mappe” poi trasformate in arazzi dall’abilità degli artigiani locali a cui venne lasciata anche una certa licenza poetica come quando – loro che il mare non l’avevano visto mai – quello sulla mappa lo colorarono di rosa.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere