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Il Giro d’Afghanistan

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Oggi è toccato a Kunduz. Un’autobomba è esplosa davanti ad una guest-house (tipico prodotto dell’Afghanistan post-2001, a metà tra una casa e una pensione, rigorosamente per occidentali). A morire sono stati i quattro afghani della sicurezza, gli ospiti occidentali (pare tutti security contractor di un’agenzia tedesca) sono riusciti a fuggire, mentre due ribelli facevano irruzione nella struttura dopo l’espolosione.

Nell’indifferenza ormai generale (almeno fino ad ieri, l’occidente digrignava i denti facendo la faccia feroce…) dal primo maggio scorso il giro dell’Afghanistan va avanti, ma non è quello ciclistico che pure hanno provato ad organizzare un paio di mesi fa. Questo è il giro della morte, l’offensiva di primavera che sta toccando tutto il Paese e che, per esempio, pochi giorni fa è costata la vita al sindaco di Kandahar o ha raso al suolo la presenza governativa nella capitale dell’Uruzgan.
I talebani stanno portando il terrore dovunque, ormai disinteressandosi dei militari stranieri un po’ perchè non potrebbero reggere il confronto diretto in casi di attacchi del genere un po’ perchè l’impressione è che ormai siano con un piede fuori dalla porta.

L’attacco di oggi mi ha molto colpito perchè, a livello simbolico, è un nuovo colpo ben assestato in questa campagna del terrore; perchè renderà ancora più difficile anche la vita degli occidentali (compresi cooperanti, medici, infermieri…), aprendo ad un nuovo giro di vite nelle misure di sicurezza e nelle vite blindate.
Kunduz era in fiore l’ultima volta che ci sono stato, era il 2008, ormai è nel caos come il resto del Paese. “Once peaceful north” ormai è l’etichetta utilizzata dalle agenzie internazionali quando parlano di quest’area, dove nel maggio scorso un kamikaze riuscì ad ammazzare il capo della polizia ed a ferire il comandante in capo delle truppe tedesche nella zona.
L’Afghanistan sta precipitando, il Paese è destinato a vivere altri anni buii.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere