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Quando finisce il cacao?

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Me la immagino già la scena: il cacao che inizia a scarseggiare sui banchi delle drogherie italiane; le pasticcerie che vanno in “bianco”; i maestri belgi in crisi; San Valentino in America senza scatole col fiocco da regalare; le grandi aziende dolciarie che si accapigliano per conquistare le scorte di chissà quale secondario Paese produttore.
A quel punto forse il mondo occidentale, si accorgerebbe che da mesi c’è una crisi che incendia la Costa d’Avorio. Paese che appunto del cacao è il maggior produttore del pianeta e dove ormai è guerra civile – per la vicenda di un presidente eletto ma non riconosciuto dal presidente uscente ma sconfitto alle urne.

I misteri della disattenzione (in questo caso sarebbe meglio dire della cancellazione) mediatica oltre che politica sembrano ancora più fitti nel caso della Costa d’Avorio. Se i drammi si misurassero per numero di morti (ragionando con la logica del dolore tanto al chilo) la Costa d’Avorio meriterebbe all’incirca la stessa attenzione della Libia. In Costa d’Avorio secondo la Croce Rossa sono morte almeno 1000 persone, poco di meno che in Libia. Se consideriamo, il numero dei profughi (le ultime cifre che ho visto parlavano prima di 450mila poi persino di un milione di profughi in fuga dalla Costa d’Avorio) siamo molto oltre la crisi libico-tunisina. Eppure quei profughi hanno ricevuto un centesimo dell’attenzione e della copertura mediatica dedicata ai loro omologhi (140mila? 200mila?) in fuga dalla Libia attraverso il confine di Ras Jedir.

Fermo restando che una vittima, una sola, è un bilancio inaccettabile, pur comparando i due conflitti sulla base di questi dati siamo sugli stessi livelli, eppure la telecronaca dei combattimenti ping-pong sulla strada tra Benghazi e Sirte ormai è giunta quasi al minuto per minuto, mentre la Costa d’Avorio è una sorta di monoscopio che tutti hanno sotto gli occhi e nessuno vede. Non voglio dire che la Libia non meritasse nè l’attenzione che sta ricevendo, nè l’intervento occidentale. Voglio dire che la Costa d’Avorio è, per una serie di meccanismi alcuni chiari altri misteriosi, il classico conflitto dimenticato.

Da giorni sento fare “insostenibili” ragionamenti sulla guerra in Libia e su perchè non abbiamo bombardato Barhein e Yemen, insostenibili perchè quasi sempre servono a dare ragione a questo a quello nelle nostre – tutte italiote – liti di pollaio. La Costa d’Avorio non serve nemmeno a quello. Sarà un segno dei tempi.

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  1. La mia era ovviamente un’amara ironia…360 Business della CNN fa un’analisi sul fattore cacao:
    “The price of chocolate could increase if the violence and political stalemate in Ivory Coast continues. Prices of cocoa are already at an all time high and confectioners warn that the consumers could soon be paying more for chocolates if there is no resolution.”

    http://business.blogs.cnn.com/2011/03/31/ivory-coast-stalemate-could-hit-chocolate-prices/?hpt=T1

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere