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Il petrolio, Al Jazeera e la credibilità dell’informazione

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I network pan-arabi come Al Jazeera e Al Arabiya hanno un potere ormai inimmaginabile in un Paese come l’Italia, dove tra deliberata delegitimmazione del giornalismo ed era dei new media, l’informazione televisiva ha perso la sua capacità di penetrazione sociale. Ne ho avuto l’immagine chiara quando un gruppo di tunisini a Ras Jedir ha dato l’assalto al camper di Al Arabiya, accusata di aver messo in onda delle immagini di un soldato tunisino che bastonava alcuni profughi a caccia di un posto su un bus in quel girone infernale; un episodio minore nulla di mai finito sugli schermi del resto del mondo, nulla di eclatante; la riprova dell’attenzione riservata a quelle tvi. E’ come mettere insieme, superando le barriere del tempo, l’audience dell’Italia degli anni ’60 e una tv potente come la Cnn degli anni ’90, con l’aggiunta dei mezzi tecnologici di questo decennio e di una lingua che non ti è straniera.

I network pan-arabi hanno avuto un grande ruolo in questa primavera del Medio Oriente, come dimostra – per esempio – il tentativo del morente regime egiziano di oscurarli. In molti casi non hanno brillato per accuratezza dell’informazione, nel vuoto imposto dalla censura di regime (se c’è qualche tiranno in ascolto, capisca la lezione) si è creato un circuito per cui qualcuno “twitterava” o telefonava qualcosa, Al Jazeera la riprendeva facendola diventare una notizia e le tv del resto del mondo la amplificassero (“perchè lo dice Al Jazeera”), spesso non raccontando al lettore che non era una notizia “verificata da fonti indipendenti” – come amano dire gli americani – ma solo una voce ripresa da una tv, pur importante e con fonti importanti nel mondo arabo.
In Libia le cose sono andate peggio, dei diecimila morti di cui ha parlato Al Arabiya nessuno ha trovato traccia, come delle fosse comuni e dei bombardamenti sulla popolazione civile o almeno nella scala in cui sono stati descritti. La mia spiegazione è quella di sopra, colpa dei tiranni e di chi censura la libera informazione: alla fine è un effetto boomerang. Ci possono volere quarant’anni per farlo tornare indietro, ma poi arriva e ti sbatte in faccia.

Eppure penso sia ora di fare un riflessione sulla credibilità di Al Jazeera. Odiata negli Stati Uniti e ora, invece, finalmente vista anche in quel Paese proprio per il suo ruolo nella rivolta araba. Bombardata a Kabul nel 2001 quando i talebani le davano “ospitalità” e oggi odiata da tanti tiranni e dai loro sgherri.
Il Qatar ieri è stato il primo stato arabo a riconoscere il “governo” libico con sede a Benghazi, lo stesso con il quale ha chiuso un accordo per la commercializzazione del petrolio attraverso gli snodi chiave di Brega e Ras Lanuf, di nuovo sotto controllo ribelle. A questo punto guardando la tv satellitare del Qatar, meglio nota come Al Jazeera, forse dovremmo porci qualche dubbio, esattamente come facciamo quando guardiamo le tv americane e si parla di Afghanistan e Iraq o quelle italiane e si parla di…vabbè questo indovinatelo voi.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere