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Polvere

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Oggi stavamo camminando nella spianata desertica, al fianco del posto di frontiera. Dappertutto tende fatte di rami e di coperte; quelle dell’Onu troppo lontane per aiutare chi si è accampato qui.
Dappertutto rifiuti che segnano la sabbia rossa e rifiuti trasformati in qualcos’altro: mezze bottiglie che diventano bicchieri o scatole di latta diventate fornetti.

D’un tratto abbiamo visto la polvere alzarsi di lontano, come una nuvola impetuosa. Ci siamo avvicinati per ritrovarci in una foresta di mani. Protese verso l’alto avevano i colori della gente del mondo: brune, gialle, olivastre. Ci abbiamo nuotato in mezzo fino ad arrivare nel cuore della bolgia dove da un camioncino si distribuiva acqua imbottigliata. Da un furgone di fianco lanciavano merendine e cartoni di latte, niente cadeva a terra, intrappolato nella zuffa di mani e di corpi.

Un’altra scia di polvere ci ha guidato dall’altra parte della spianata. Un bus giallo, di questi messi a disposizione dalle autorità tunisine, si divincolava inseguito da una folla sepolta dai fagotti che trascinava o portava in testa.

L’assalto è stato feroce ma nessuno lottava contro l’altro, era un assalto a quel serpentone di ferro. Come una balena arpionata da chi entrava dai finestrini, da chi ne bloccava le porte, dalla folla che sembrava sollevarlo. I militari tunisini di scorta, invano, hanno menato un paio di pestoni, brandito il fucile ma, solo una volta innestato il caricatore, la folla ha ondeggiato all’indietro.

L’autobus è partito, chi è rimasto a terra ha raccolto le sue cose ed ha alzato le mani al cielo per salutare chi partiva e rispondeva facendo il segno della vittoria attraverso i finestrini. Ho pensato a chi, nel nostro ricco mondo, si sente derubato se qualcuno si infila prima al parcheggio, ho apprezzato la dignità di questi uomini che hanno perso tutto ma non la dignità.

A quel punto il vento si è alzato e ci ha coperti di polvere: qualcuno si è avvolto in una coperta, altri si sono riparari dietro i loro fagotti, tutti si sono seduti ad aspettare che arrivasse un altro autobus.

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  1. Grazie Nico, vivere queste stesse esperienze che stai vivendo tu, farebbe bene a molta gente del nostro paese “per bene”.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere