Bella domanda! Alla quale forse avremo una risposta la settimana prossima, quasi due mesi dopo il voto per le parlamentari del 18 settembre. Ma in realtà le cose potrebbero andare ulteriormente per le lunghe e non solo perchè si è scoperto che, dopo la diffusione dei risultati provvisori, dalle province sono arrivate solo negli ultimi giorni almeno altri 700 verbali elettorali e relative schede. Dopo le decisioni dell’IEC, l’organismo autonomo che gestisce il processo elettorale, di annullare 1,3 milioni di voti ovvero quasi un quarto di quelli validi, dietro le quinte pare si stia consumando una braccio di ferro che potrebbe contribuire all’ulteriore fallimento di queste consultazioni. In strada invece continuano le manifestazioni dei candidati sconfitti o comunque penalizzati dalle decisioni anti-brogli (ecco un po’ di link a notizie di proteste e manifestazioni: ToloTV, Reuters, Csm). Se un panorama di proteste tanto vasto è in qualche modo legato all’alto numero di candidati (quasi 2500), meno fisiologiche sono le tensioni che vanno emergendo.
Le agenzie riportano la notizia del tentativo di Ismail Khan, signore della guerra e padrone di Herat (ma la sua ri-nomina a ministro dell’energia è stata cancellata dal parlamento nell’inverno scorso), di fare pressioni su un alto funzionario della commissione elettorale nell’ovest dell’Afghanistan, funzionario che avrebbe registrato una lunga telefonata per poi (anonimamente) diffonderla e far scoppiare il caso. In questa marea montate di polemiche, si profila l’intervento del procuratore generale, che di fatto potrebbe fungere da braccio di Karzai e delle sue istanze visto che l’attorney general non può intervenire su vicende elettorali rimesse invece dalla costituzione ad organismi autonomi (la IEC e la commissione dei reclami che intanto sta lavorando su circa 400 denunce di irregolarità). Le Nazioni Unite si sono formalmente opposte a questa ipotesi, facendo capire quanto sia concreta. Eventualità che finirebbe con il minare ulteriormente l’indipendenza e la credibilità del processo di voto. Per ora ignorata dalle agenzie internazionali, c’è una nota dell’agenzia Kabul Pressistan che racconta dell’insoddisfazione del presidente per lo scarso numero di eletti di etnia pasthun (21 in meno rispetto alle precedenti elezioni) non poco in un Paese sempre più frammentato e dove i pasthun (l’etnia di Karzai e da sempre l’elitè afghana) si sentono sotto-rappresentati nelle istituzioni del dopo-2001. Una scarsa presenza in questo caso legata al fatto che nelle aree pashtù le condizioni di sicurezza non erano tali da predisporre un numero adeguato di seggi o di garantirne il funzionamento, con esiti paradossali come a Ghazni dove gli undici seggi disponibili sono tutti andati alla minoritaria etnia degli hazara.
Secondo KabulPressistan, il primo novembre Karzai avrebbe convocato il capo dell’IEC, Manawi, arrivando persino a mostrargli video di brogli elettorali per rendere più credibile la sua minaccia di un’annullamento delle elezioni proprio per via dei brogli massicci, non poco da un presidente eletto un anno fa proprio a dispetto di brogli massicci a suo favore. Ed arriviamo alle conclusioni per chi ha avuto la forza di arrivare fino a queste ultime righe in quella che sembra una storia di politica “politicata” della peggior specie e in quanto tale noiosa e irrilevante. Ma purtroppo (se non per i media italiani) irrilevante non lo è. Se le elezioni parlamentari avrebbero dovuto essere la prova d’appello per la credibilità della democrazia afghana rispetto, proprio, alle presidenziali del 2009, purtroppo stiamo passando dal fallimento di questa seconda prova al suo evolversi nella pietra tombale per l’idea stessa della praticabilità di elezioni nell’Afghanistan di oggi.