HomeVarie"Nuovo" Cinema Ariana

“Nuovo” Cinema Ariana

Autore

Data

Categoria

L’Ariana è un mito, un pezzo della Kabul degli anni d’oro, gli anni ’60, che è riuscito a resistere ale intemperie (umane) degli ultimi decenni. Un tempo proiettava film americani, oggi il cinema Ariana è tappezzato di manifesti di film di Bollywood, quelli prodotti a raffica in India, e di un po’ di pellicole afghane. Mi ero sempre ripromesso di andare a cinema a Kabul, ieri ci sono riuscito. All’Ariana c’era la prima mondiale di “Black Tulip”, un film che domenica sbarca a New York e che farà parlare di sè. L’ha diretto e interpretato un anglo-afghana, Sonia Nassery Cole (vedi l’intervista sul New York Times) che ha fondato e gestisce una ong per le donne afghane. Il film racconta la storia di una famiglia che dopo il 2001 si illude (non da sola, per la verità) che i talebani siano ormai roba del passato e apre un caffè letterario, per poi ritrovarsi subissata da minacce, intimidazioni e attentati. La particolarità di “black tulip” è quella di essere stato interamente girato in Afghanistan (diversamente, per esempio, dal “cacciatore di aquiloni”), non cosa da poco viste le difficoltà della situazione. (vedi scheda IMDB) L’altra (piccola) particolarità è che tra i militari stranieri amici della famiglia, c’è anche un italiano, un parà della Folgore, il colonnello Tanelli, forse del nono reggimento se non ho visto male il fregio sul basco. Lo interpreta l’italiano Edoardo Costa (rigorosamente senza giubotto anti-proiettile al contrario del suo amico americano). Il film è girato bene, viste le condizioni, ma la storia ha molte incongruenze (vedi la recensione del New York Times), ne cito solo una: militari stranieri in giro a piedi per la città, per bar e ristoranti! Fantascienza!

La Cole mi ha dato l’impressione di essere interessata più ad inserirsi nel dibattito politico americano che a raccontare l’afghanistan. Del resto la Cole la ricordiamo per la sua lettera a Regan proprio sull’Afghanistan. Tra l’altro resta avvolto nel mistero e senza conferme, l’affermazione della regista (comparsa alla premierè per non più di dieci minuti) secondo cui i talebani avrebbero tagliato i piedi all’attrice protagonista prima dell’inizio delle riprese tanto che la Cole è stata costretta a prendere il suo posto. Il film verrà candidato alla selezione per l’Oscar nella categoria titoli stranieri, il primo nella storia dell’Afghanistan.

Il pomeriggio al cinema è stato un’esperienza surreale, straordinaria. La folla accalcata fuori, le telecamere delle tv locali (e non) come se fosse un piccolo festival di Venezia, gli applausi a scena aperta del pubblico in sala, le risate (devo dire nei punti più improbabili del film), telefonini che squillavano, qualcuno (agenti di polizia) che fumava, la porta che si apriva in continuazione e poi l’uscita dalla sala di un pubblico della Kabul “bene”, la sfilata attori e attrici locali. Un tuffo indietro ai tempi d’oro dell’Afghanistan! Anche perchè mancavano tutti i gadget della Kabul di oggi: perquisizioni all’ingresso, guardie armate fino ai denti, metal-detector, barriere antiesplosione. Si entrava e si usciva come se nulla fosse. In realtà la polizia afghana all’inizio ha perquisito un po’ di persone, poi pero’ è cominciato il film e soprattutto i graduati sono entrati in sala a guardare il film per cui…addio controlli! Per fortuna, nessuno di quelli di cui si parlava male nel film si è unito a noi, in sala.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere