Il governo afghano ha deciso di vietare da oggi ogni sorta di “live coverage” ovvero di aggiornamenti in diretta sugli attacchi talebani che del resto si vanno protraendo sempre più a lungo (le autobomba sono passate di moda e ora tocca ai raid di commando suicidi) e quindi si presentano bene alle telecronache del dinamico mondo dei media afghano. Sarcasmo a parte, il bando (meglio chiamarla col suo nome e cognome ovvero censura e censura) si estende anche ai media internazionali, i giornalisti potranno solo “coprire” e filmare gli effetti dell’attacco a cose fatte e su permesso dell’NDS, i servizi segreti afghani pena l’arresto e la confisca dell’attrezzatura tecnica. Un provvedimento del genere (servito a far passare le elezioni come una sorta di successo della sicurezza) era stato imposto per il giorno delle consultazioni presidenziali, alla fine dello scorso agosto.
E’ questo un nuovo segno di debolezza del governo Karzai che prova così a tenere il passo della martellante propaganda talebana, imponendo una sorta di “par condicio” dell’aberrazione mediatica da un lato le bugie degli integralisti dall’altro l’oscuramento governativo. Il risultato finale (se mai si riuscirà ad imporre questo divieto) sarà quello di lasciare più spazio alla propaganda talebana e di mettere ulteriormente a rischio una delle poche cose positive della “ricostruzione” del Paese ovvero la diffusa pluralità di testate e media.
Per approfondire:
http://www.nytimes.com/2010/03/03/world/asia/03afghan.html?ref=world
La preoccupazione espressa dagli Usa:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/8546709.stm