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Le platee del presidente

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A quante platee stava parlando Obama quando ha annunciato l’aumento delle truppe in Afghanistan? Oltre ovviamente a quella che gli stava di fronte, l’elitè intellettuale delle forze armate americane, i cadetti dell’Accademia di West Point? È una domanda forse utile a capire quali fattori gravano su e condizioneranno l’impegno americano nel Paese.

Andiamo per ordine di prossimità. Obama per la prima volta (se la memoria non mi tradisce) ha parlato di una questione di primo piano in mezzo ai militari, che invece erano lo sfondo preferito da George W. (persino per parlare dell’uragano Katrina).
Obama ha parlato “ai” militari non li ha usati solo come scenografia, ha fatto sapere loro che gli sta dando le risorse idonee per combattere quella guerra, come aveva chiesto il gen. McChrystal (che si è subito detto soddisfatto e stamane è andato a visitare i punti caldi del fronte afghano, saltando purtroppo Herat per via del maltempo).

Obama ha parlato agli americani sempre più scettici su questa guerra; lo ha fatto ripartendo dall’11 settembre e dagli errori dell’Iraq, quantomeno per non perdere altri punti nei sondaggi.

Obama ha parlato ai Democratici, tanti dei quali non voteranno il rifinanziamento della missione, e ai Repubblicani, dei cui voti di conseguenza avrà bisogno in Parlamento.

Obama ha parlato ad Hamid Karzai e a Michael Moore (il regista che tanto l’ha supportato in campagna elettorale e che invece ora gli scrive una pesante lettera aperta). Ad entrambi ha fatto sapere che c’è già una data per il ritiro. Ovvero (a Karzai) ha detto qualcosa come: o ti sbrighi a fare bene il tuo lavoro o poi ti dovrai difendere con i tuoi corrotti alleati e funzionari che non sono all’altezza di difenderti. Mentre (a Moore) ha detto di stare tranquillo perchè si tratta solo di finire un lavoro iniziato male da Bush e senza impegni all’infinito.

Proprio George W. non aveva voluto mai fissare una data per il ritiro durante la campagna irachena, perchè lo considerava un errore tattico, un favore fatto al nemico (critiche che risuonano anche in questa occasione).

Obama ha parlato agli alleati europei, che poi sono sostanzialmente tre: italia, Germania e Francia. Tre paesi chiamati quantomeno ad avvicinarsi ad i numeri britannici, paese che tra crisi economicopolitica e forze armate sottoequipaggiate difficilmente potrà fare più di quello che sta già facendo in Afghanistan. La Spagna la escludo perchè sulla missione ha gli stessi imbarazzi dell’Italia di Prodi e quindi sta con un piede dentro e l’altro fuori. Sui numeri dei singoli paesi (per un incremento totale di almeno 5mila unità secondo Rasmussen) è troppo presto per sbilanciarsi vista la situazione fluida. Obama però da sempre dice che quella non è solo una guerra americana e agli europei ha fatto capire che se il suo paese è pronto a giocarsi tutti nella “tomba degli imperi”, qualcosa dovranno fare anche gli alleati, altrimenti Obama cederà proprio sul fronte interno e a quel punto dalla Nato partirà un effetto go-down senza precedenti.

Per quanto non possa esistere una guerra giusta, bisogna ricordare che il modello di economy of force di Rumsfeld in Iraq è stato un fallimento (chiedere al saccheggiato museo di Bagdad, mentre non c’erano americani a sufficienza nemmeno per dirigere il traffico nella capitale).
Obama inoltre nell’assumersi in proprio le responsabilità di quella che è ormai la sua guerra è stato coorente con gli impegni elettorali, inoltre ha fatto quello che i democratici chiedevano a Bush (una deadline per il conflitto, il 2011) e soprattutto ha preso un impegno a scadenza pochi mesi prima della campagna per la sua rielezione!

Come tutti questi fattori (i militari, l’opinione pubblica, i voti in parlamento, gli opinion-maker e i partner afghani ed europei) poi condizioneranno in futuro la strategia afghana delineata ieri, beh questo è davvero impossibile dirlo ora ma, per le sorprese lo spazio sembra tanto.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere