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Piovono pietre

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La prima notte mi sono svegliato un paio di volte. La seconda gia’ non ci ho fatto piu’ caso. La terza ho continuato a dormire mentre la sirena andava a tutto volume nonostante la nostra “transit barrack” (gli alloggi per chi e’ di passaggio nella base) fosse di legno, non protetta contro il “fuoco indiretto”. Di giorno e’ diverso almeno puoi vedere quello che succede sulle montagne. L’avamposto delle truppe americane dove ci troviamo nella valle del fiume Pech, provincia di Kunar, Afghanistan orientale, ha una posizione particolare: e’ esposto a trecentosessanta gradi, circondato da montagne aspre e rugose, in parte ancora coperte dalle foreste millenarie che la locale “mafia del legno” non ha ancora abbattutto per spedire poi i tronchi in pakistan (per inciso sono loro assieme ai talebani la principale causa di instabilita’ di queste valli).

I boati si ripetono in continuazione e non sai mai se e’ incoming o outgoing, in altre parole se ci sparano addosso o stanno sparando dalla base. Basta che una conversazione sospetta venga intercettata o che le telecamere di sorveglianza rivelino movimenti sospetti, che subito i soldati della batteria di mortai da 120mm iniziano a sparare, che sia notte o giorno. Si centrano i canali, le morene, gli affacci su in montagna dove e’ piu’ facile appoggiare un mortaio sparare e fuggire, ma e’ un gioco del gatto con il topo che non sembra finire mai tra la superiore potenza di fuoco degli americani e l’abilita’ dei talebani di muoversi sui sentieri, lassu’,  scarrozzandosi dietro un centinaio di chili tra armi e munizioni.

Qualche giorno fa stavo facendo un’intervista quando il boato si e’ avvertito vicinissimo: ho continuato a parlare, l’ufficiale mi ha interrotto e mi ha detto che gli sembrava “entrante”…un altro boato ed allora e’ stato chiaro che eravamo di nuovo sotto attacco… la corsa nei rifugi, i mortai che hanno ripreso a martellare e poi il rombo del D-30 che attraversa la valle, il pezzo di artiglieria di epoca sovietica che usa l’esercito afghano. Altro fumo sulla montagna, altre esplosioni, la sera che cala. Domani si ricomincia, fino alla fine dell’estate sara’ cosi’ o almeno e’ molto probabile che lo sia.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere