Sono state aggettivate in ogni modo per sottolinearne il valore storico, di certo dagli esiti delle elezioni presidenziali e provinciali di giovedì 20 agosto si potrà leggere il futuro prossimo dell’Afghanistan; a contare non sarà tanto la vittoria di questo o di quel candidato quanto il numero degli afghani che si recheranno alle urne (ennesimo test della pazienza per un popolo provato da tre decenni di guerre e otto anni di promesse mancate) e gli episodi di violenza che caratterizzeranno il voto (i talebani hanno affermato di voler impedire il voto). Sono elezioni cruciali anche per l’occidente che si attende qualche segnale di speranza e qualche bella immagine da mandare in tv per continuare a sostenere con le singole opinioni pubbliche nazionali la missione afghana segnata dal crescente numero di militari caduti, vittime civili e una ricostruzione che resta un miraggio.
Ecco un quadro con i dati più rilevanti sulle consultazioni elettorali, le seconde dopo quelle del 2004.
Le urne resteranno aperte solo il 20 agosto, dalle 7 alle 16, i seggi – almeno sulla carta – saranno 7000 ma secondo la commissione elettorale c’è il rischio che il 10% non apra perchè è impossibile garantirne la sicurezza. Gli elettorali usciranno dai seggi con un dito macchiato di inchiostro indelebile, per evitare tentativi multipli di voto in un paese dove l’anagrafe non esiste. Potranno andare a votare 17 milioni di elettori (nel 2005 erano 12) ovvero coloro i quali si sono “registrati” nei mesi scorsi come nuovi elettori oppure negli anni precedenti. Purtroppo i dati sugli elettori registrati variano di provincia in provincia e raggiungono livelli minimi nelle roccaforti talebani del sud. La popolazione in Afghanistan è pari a circa 33 milioni di persone, un terzo dei quali sono analfabeti.
Si voterà sia per eleggere il presidente della Repubblica Islamica d’Afghanistan (scheda verde) che per eleggere i membri dei consigli distrettuali (scheda marrone). I seggi in palio sono oltre 400 per oltre 3000 candidati (sono 34 le provincie afghane, che in realtà sono entità territoriale ed amministrative paragonabili alle regioni italiane). Alle provinciali ci sono le “quote rosa” pari a circa il 25% degli eletti. I candidati alle presidenziali (dopo qualche ritiro delle ultime settimane) sono 36 ma in realtà la corsa è ristrettera a meno di cinque tra loro, con in testa il presidente Karzai. Oltre a lui, solo l’ex-ministro degli esteri Dr. Abdullah Abdullah, l’ex-ministro della pianificazione Ramazan Bashardost e l’ex-ministro delle finanze Ashraf Ghani sono considerati in grado di superare una soglia minima di voti del 2%.
Lo spoglio. Chi si attende il direttone” elettorale su ToloTv o sulla RTA è meglio che si scelga qualcos’altro da fare la sera del 20 agosto! Lo spoglio delle schede sarà lunghissimo. Verrà effettuato sul posto, i singoli seggi, e non a Kabul ma nonostante ciò ci vorranno giorni per avere un vero quadro elettorale viste le difficoltà logistico-belliche dell’Afghanistan (in alcuni seggi le schede sono arrivate a dorso di mulo). I primi risultati dovrebbero essere annunciati il 3 settembre, il quadro definitivo è atteso per il 17. Il punto chiave delle elezioni è se il vincitore delle presidenziali riuscirà o meno a superare il quorum del 50% altrimenti si dovrà ricorrere al ballottaggio che si dovrebbe svolgere ad ottobre. Molto probabile, anche secondo fonti diplomatiche britanniche, che si andrà al secondo turno previsto per il primo ottobre (almeno in linea teorica).
Alla sicurezza delle elezioni contribuiranno i circa centomila soldati stranieri nel paese, i militari italiani (tutto il contingente è impegnato) hanno allestito una task force elettorale con circa 500 uomini che fanno base a Shindnad, distretto caldo della provincia di Herat.