Se le elezioni parlamentari del 18 settembre scorso dovevano essere la prova d’appello per la credibilità della fragile democrazia afghana dopo i brogli e le contestazioni delle presidenziali di un anno fa, oggi siamo in condizione di dire che siamo di fronte ad un fallimento bis.
I dati della IEC, la commissione elettorale indipendente, diffusi stamane a Kabul parlano chiaro: 1.3 milioni di voti sono stati annullati perchè considerati frutto di frodi. Parliamo di quasi un quarto dei 5,6 milioni di voti, inizialmente conteggiati. Dall’Afghanistan – questo va detto – nessuno può aspettarsi elezioni perfette, anche nelle migliori condizioni possibili, ci sarà per anni un tasso fisiologico di irregolarità ma quando parliamo di circa il 23% dei voti, non c’è alcuna giustificazione che tenga. Per giunta il tasso di brogli è sovrapponibile a quello delle presidenziali per dimensioni di scala.
Il sistema ha risposto meglio? Sicuramente sì, Fazil Ahmad Manawi (capo della IEC) ha fatto valere la sua autorità e in un mese circa è riuscito a diffondere i risultati provvisori (vedi qui il dettaglio per quanto complesso sia accoppiare voti e nomi). L’altra volta, con le presidenziali, ci vollero quasi tre mesi. Un miglioramento evidente anche se è pur vero che è difficile fare un paragone. Bene o male, alle parlamentari le pressioni ti arrivano da duemilacinquecento candidati e non valgono quanto quelle, ben maggiori, che vengono del tuo presidente in cerca di una rielezione e dal suo staff. Tra l’altro il rinvio da domenica ad oggi dell’annuncio dei risultati aveva fatto esprimere (attraverso il NY Times) ad alcune fonti, parte del processo elettorale, forti preoccupazioni su possibili blitz dell’ultimo minuto. Resta lo sconcerto per gli episodi di condizionamento degli elettori, di coinvolgimento delle autorità locali e delle forze di sicurezza, di “costruzione” del consenso con il “ballot stuffing” (urne riempite con schede falsamente votate) che si sono ripetute come nel 2009, prova che le precauzioni prese sul campo sono servite a nulla.
Ora i risultati dovranno essere validati (o stravolti) dalla ECC, ovvero il comitato di vigilanza elettorale che discute di ricorsi e valuta eventuali irregolarità (i ricorsi in valutazione sono 4000). Ci vorrà almeno un altro mese – ma si potrebbe arrivare ai primi di dicembre – per parlare della sostanza, ovvero di chi siederà in parlamento.
La morale della favola? Il governo Karzai per l’ennesima volta ha perso l’occasione di dimostrare al suo popolo che vale la pena di schierarsi con le autorità, che si tratta di rischiare la vita per andare a votare o di rivolgersi alla polizia e non al signore della guerra locale per risolvere una controversia.