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Gaza, quella che perpetua la guerra non chiamiamola pace

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Sul piano di “pace” di Trump a Gaza (come scrivevo nei giorni scorsi, l’occasione per fare affari e proseguire la guerra) c’è da fare una riflessione.

La premessa è quella – per me – di sempre: salvare anche una sola vita è essenziale e prioritario. Se riusciamo a fermare il genocidio in Palestina, avremmo fatto la cosa giusta anche se il tutto viene incartato nel piano (immondo) dell’aspirante dittatore Trump, del bugiardo Blair e del ricercato internazionale Netanyahu (lo stesso Netanyahu che pochi minuti dopo averlo annunciato ha già detto che quel piano non applicherà).

Allora se salvare vite è prioritario, cos’è che non torna? Al solito, ormai una costante, è l’ipocrisia dell’Occidente. Quando Trump (dopo aver incassato l’accordo sulle Terre rare con Kiev, aver imposto all’Europa di comprare armi americane per Kiev e di aumentare le proprie spese militari) ha chiesto a Zelensky di porre fine ad una guerra persa per fermare lo spargimento di sangue, si è levato il coro degli opinionisti con l’elmetto con la solita grande bugia della pace giusta (la pace è sempre giusta perchè ferma la cosa più ingiusta del mondo cioè la guerra, ma la pace non potrà mai essere l’equivalente militare ed economico di una vittoria ed è sbagliato aspettarsi gli stessi risultati) e i Paesi europei hanno chiesto “garanzie di sicurezza” per Kiev fino ad arrivare all’idea di mettere truppe europee sulla linea di contatto.

L’altra grande obiezione è stata che non si poteva coinvolgere la Russia (cioè l’invasore) in quelle garanzie di sicurezza.
Oggi quegli stessi Paesi che poco o nulla (più nulla che poco) hanno fatto per fermare lo sterminio a Gaza, tanto che da strage si è passati a genocidio, oggi accettano questo piano applaudendo ma nessuno – compresi i Paesi mussulmani, ma si sa quelli non sono civilizzati come noi (sarcasmo) – fa notare che questo piano di pace riperpetua le condizioni per una nuova guerra.
Vediamo perchè

– A decidere sul rispetto dell’accordo e sulla sicurezza della striscia sarà lo Stato che attraverso il suo potere esecutivo e le sue forze armate ha demolito Gaza e ha commesso crimini di guerra e un genocidio. Altro che il “trasformeremo il Paese in un porcospino d’acciaio” a cui si fa riferimento per la sicurezza futura dell’Ucraina

– Non si parla del riconoscimento dello stato di Palestina

– Non si esclude l’annessione della Cisgiordania (di cui si parla tranquillamente nella politica israeliana e che, seppur in via indicativa, è stata approvata dal parlamento)

– I palestinesi non sono “parte” dell’accordo, sono un pacco postale senza voce del cui destino decidono altri

– L’autogoverno della striscia viene rinviato all’autoriforma dell’ANP (chi decide quando una riforma è compiuta? Ovviamente Israele che potrebbe sempre negarne gli esiti continuando a negare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese)

– Israele continuerà ad occupare la striscia sia perchè potrà stabilire delle zone cuscinetto (non si capisce cosa siano e potrebbero coprire enormi aree di una piccola terra) sia perchè non ci sono tempi chiari di ritiro, un calendario

– La ricostruzione della striscia non è fatta per i palestinesi ma per gli affari immobiliari, stando a quanto annunciato sinora (tra i video social di Trump sulla Gaza riviera e le indiscrezioni del WP sul piano della Casa Bianca) i palestinesi perderanno l’accesso al mare a favore di una grande speculazione

– Le stesse rassicurazioni sulla permanenza dei palestinesi nella striscia sono vuote perchè mai si è ammessa la volontà di pulizia etnica, si è sempre parlato di “spostamenti volontari” addirittura pagati (in criptovalute) e il piano non li esclude

– A governare la ricostruzione sarà Tony Blair, l’uomo dell’invasione dell’Iraq e del castello di bugie che l’ha giustificata. Un britannico come il potere coloniale che controllo la Palestina prima del 48 e dopo l’impero ottomano. Uno inviso nell’area per il suo sostegno ad Israele quando avrebbe dovuto essere un mediatore indipendente nonché un grande lobbista e affarista

– Manca quindi un mediatore che garantisca tutte le parti in causa e – ripeto – manca la parte dell’aggredito, della vittima lasciata senza voce al tavolo in cui si discute il suo futuro

– Non si impone nulla a Israele in termini di liberazione delle terre occupate in Cisgiordania (dove ormai manca lo spazio per il secondo stato della proverbiale e ormai retorica soluzione “due popoli due stati”)

– Il piano inoltre se tacitamente riconosce la superiorità militare israeliana (il fatto che abbia “vinto” praticando il genocidio) non prende in considerazione alcuna forma di sanzioni per evitare che tale genocidio continui. Altro che la risposta Europea alla Russia

– A tal proposito tragiche le dichiarazioni di Trump quando afferma che se Hamas non accetta (come se Hamas fossero i palestinesi) alla fine gli Stati Uniti parteciperanno a finire il lavoro. Piccolo dettaglio: non è un lavoro, è un genocidio e gli USA vi partecipano con forniture di armi, intelligence e finanziamenti ad Israele sin dall’inizio

In pratica è lo stesso atteggiamento avuto con la Flottilla, l’Occidente che chiede alle barche di fermarsi ma non dice una parola su Israele (contribuendone a consolidare l’impunità) che commette un atto di pirateria in acque internazionali e persino a molte miglia nautiche di distanza dall’illegittima “zona di esclusione” davanti Gaza.

In sintesi se c’è da essere contenti se la si smetterà di morire in quell’inferno in terra chiamato Gaza ma se ci si limiterà ad una “tregua” camuffata da pace, senza aggredire (quelle sì) le cause della guerra si creeranno le condizioni per nuove sofferenze ed un nuovo conflitto. Ce lo insegna la storia d’Israele Paese perennemente intrappolato nel ciclo della guerra che ogni volta considera risolutoria ma che ogni volta getta i semi per una futura, nuova, guerra peggiore di quella precedente.

Altro che Pace giusta, lavoriamo per una Pace che diventi condizione per cancellare la guerra, prevenirla e per creare convivenza

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere