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Se il campo di battaglia è dentro di noi, una riflessione sul film di Gianni Amelio

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Campo di Battaglia
Campo di Battaglia

Se non fosse per quelli del plotone d’esecuzione che mette a morte gli autolesionisti (soldati che simulavano ferite del nemico pur di non tornare al fronte) nell’ultimo film di Gianni Amelio non si sente sparare un sol colpo. Il “Campo di battaglia” evocato nel titolo non è fatto di sangue e fango come in “Nulla di nuovo sul fronte occidentale” o in un qualsiasi altro “film di guerra”. Il campo di battaglia è invece in un ospedale militare, sta dentro le coscienze dei protagonisti: due medici militari impegnati in quelle retrovie che diventano però il centro del conflitto. Non della guerra – lo ripeto – ma del conflitto. Lo scontro è quello tra le ragioni di chi alla guerra da medico si oppone (aggravando le condizioni dei feriti per rimandarli a casa) e chi la guerra da medico vuole alimentarla (certificando come abili soldati che sono orbi, mutilati o sotto shock).

DUE VERSANTI

Solo all’apparenza i due protagonisti sono diversi e distinti, probabilmente sono i due

Campo di Battaglia
Campo di Battaglia

versanti di uno stesso personaggio perché dentro ognuno di noi alberga la voglia di menare le mani, sopraffare il cattivo, uccidere il nemico ma anche ribellarsi agli ordini e fermare quel massacro meccanico e pianificato chiamato guerra. E’ il tempo che fa prevalere uno di questi due versanti: quando la guerra è agli inizia vince la voglia di vittoria, quando la guerra si è mostrata per quello che è la ragione si risveglia. Per questo è importante, sempre, parlare di guerra per ricordarsi come va a finire e per evitare proprio che cominci, senza alimentarne il ciclo.

LA VITTORIA

Quando arriva la vittoria, il zelante medico militare la esibisce tra le corsie sulla prima pagina di un giornale che quasi nessuno tra i suoi soldati sa leggere. Ma è già troppo tardi: 16 milioni di morti complessivamente su tutti i fronti della prima guerra mondiale, 600mila di questi erano italiani su una popolazione di 40 milioni. Soldati analfabeti che parlano lingue incomprensibili, i dialetti di un Paese che sembra sia stato unito nei confini solo per consentire ad un contadino siciliano di finire massacrato sulle alpi, montagne tanto alte che non pensava potessero nemmeno esistere.

I DUE VOLTI DELLA MORTE

Quello di Amelio è uno dei rari film sulla prima guerra mondiale che ne descrive anche una delle sue più tragiche conseguenze: la “spagnola”, pandemia che venne favorita dallo spostamento di gran masse di soldati e dall’indebolimento delle strutture sanitarie. Se con il covid e il conflitto in Ucraina, nel giro di due anni siamo tornati indietro di un secolo, la scelta narrativa di Amelio – unire pandemia e guerra – ha un forte richiamo sul presente.

DEL PERSONALE

Con Gianni Amelio
Con Gianni Amelio

Non sono un critico cinematografico, sono un giornalista che ne sa qualcosa di conflitti e che prova a dare un contributo al ripudio della guerra e alla costruzione della pace. Grazie al maestro Gianni Amelio mi sono trovato a riflettere sul suo nuovo film, “Campo di Battaglia”, ben prima che uscisse nelle sale (5 settembre) e che arrivasse al palazzo del cinema di Venezia (31 agosto). Ne è nata una conversazione sulla guerra che nessuno può vincere (potete riascoltarla qui) Un’esperienza che mi ha ricordato come i miei punti preferiti d’osservazione sulla guerra in Afghanistan fossero proprio due strutture sanitarie: l’ospedale di Emergency a Kabul e il centro protesi della Croce Rossa Internazionale.

COSA?

Il film mi ha dato una risposta, forse del sollievo.
“Che cosa possiamo fare?” – da anni giro l’Italia per incontrare i miei lettori,

Con Gianni Amelio
Con Gianni Amelio

persone interessate al tema della pace e della guerra. Gli incontri sono tanti, si tengono in luoghi distanti tra loro, con persone diverse, eppure la domanda si ripete sempre uguale: Che fare? Che cosa possiamo fare per fermare la guerra?
La risposta sta anche nel film di Amelio: disubbidire. Ognuno può fare qualcosa, piccola o grande che sia, anche quando è incasellato in una rigida struttura militare dove uno sorveglia l’altro. Certo significa rischiare la propria carriera e la propria vita come rischiare di sbagliare perché un soldato furbo si finge “scemo di guerra”, una vittima che vittima non è.

LA STORIA
Dal 24 febbraio 2022 in poi, sulla nostra società è calata una cappa soffocante che era rimasta incagliata da qualche parte nel passato. La guerra è tornata a dividerci nonostante guardando alla Prima e alla Seconda guerra mondiale siamo tutti d’accordo nel definirle: un inutile spreco di vite umane, avventure senza senso pagate dalla povera gente. Il fatto che Amelio parli di una guerra di un secolo fa e che metta al centro l’esplorazione dell’animo umano può essere profondamente utile per risvegliare le coscienze. Non c’è l’attualità che divide ma ci sono dei dubbi universali. Oggi che si è tornati ad aggettivare la guerra (giusta, necessaria, morale), da “difesa della patria” a “difesa della democrazia” o “difesa dei nostri valori”, la speranza è che il pubblico dopo aver visto questo “necessario” film di Amelio, torni a casa portandosi dentro un po’ di dubbi, quelli che percorrono le corsie del “Campo di battaglia”. Alla fine ognuno di noi può fare qualcosa contro la guerra, anche solo superare la proprio – sciocca – convinzione che sia qualcosa di utile.

 

 

 

 

3 Commenti

  1. Sono totalmente d’accordo! Premetto: non sono uno psicologo militare, ho sempre svolto attivita’ presso la Fondazione ‘Don Gnocchi’ di Roma, convenzionata con l’Universita’. Anni fa ho fatto una ricerca sul disturbo tra stress post traumatico ( PTSD) anche con la finalita’ di valutare l’efficacia di un test (CAPS) che evidenziava la tipologia di questa condizione. Ho scelto di svolgere la ricerca con i reduci delle missioni di pace. Missioni di pace??? Abbiamo rischiato nuovamente distruggere una generazione! E aggiungo: la mia ricerca non e’ mai stata pubblicata!

  2. La guerra è dentro di noi, dentro le persone. Devono essere le persone a espellerla come corpo estraneo. Le sirene del potere amplificate da molta informazione innestano questo virus nella gente. Se la gente ha gli anticorpi e dice NO allora la guerra diventerà un ricordo. Ci sarebbe poi il discorso di come farsi gli anticorpi…. Il film di Amelio e giornalisti come te, Nico, sono un’iniezione di questi anticorpi

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere