In primavera ho preso parte ad una missione SAR (ricerca e soccorso) nel mediterraneo meridionale, esperienza che ho ripetuto nella prima metà di novembre. Considerando le sfide poste dall’ambiente marino e dal dispiegamento su gommoni che si muovono ad alta velocità e anche in condizioni di oscurità totale, è stato molto impegnativo definire un set up che rispondesse a diverse esigenze:
– l’accessibilità del materiale tecnico per foto e video
– la protezione di quello stesso materiale dagli agenti atmosferici, in particolare le ondate d’acqua
– la compatibilità del proprio equipaggiamento con quello obbligatorio per le missioni di search and rescue sui gommoni (rhib)
Sono partito da un vest (gilet) tattico di Tasmanian Tiger (grazie sempre ai suggerimenti di Mad Max Co, preziosissimi) con sistema m.o.l.l.e., che avevo già usato in epoca covid anche se con esigenze diverse: sostanzialmente non contaminare l’equipaggiamento appoggiandolo in giro o tenendolo in borse/zaini magari da lasciare aperti in contesti non sicuri a livello sanitario, inoltre avere una pouch, una sacca che dispiegasse con un velcro un kit di protezione individuale con mascherina di riserva, guanti e gel igienizzante.
Questa volta le esigenze erano diverse ma il problema principale è stato la conmpatibilità con l’equipaggiamento SAR, composto da salopette impermeabile, maglia in microfibra, eventualmente una giacca anch’essa impermeabile e un giubbotto di salvataggio di quelli avvolti che si dispiegano al contatto con il mare, grazie ad un sensore-acqua e ad una carica di aria compressa che li gonfia. Quest’ultimo è il pezzo più problematico perchè non solo deve essere libero di gonfiarsi (quindi non va bloccato da altro, deve quindi essere il capo posto al livello superiore) ma inoltre va chiuso davanti, in vita, e ha due fettucce inguinali, anch’esse da chiudere che corrono retro-fronte.
Dopo vari tentativi e con un po’ di regolazioni delle fettucce del salvagente, sono riuscito a indossarlo come “ultimo” capo direttamente sopra il vest tattico, allo stesso tempo lasciando uno spazio tale (il compromesso è complicato da raggiungere) per infilare la mani nelle sacche del vest per recuperare quanto necessario senza però fare lasciare il salvagente troppo largo, evitando così che sbattesse ad alta velocità o peggio si sfilasse all’altezza delle spalle.
Passiamo a vedere l’organizzazione delle tasche. Attenzione l’orientamento destra sinistra non è quello di chi guarda ma dell’operatore, quindi la mia destra, la mia sinistra.
Tasca destra in basso:
Contiene le due ottiche (prime grandangolo e tele) da sostituire rispetto a quella montata già sulla camera (uno zoom)
Trick/Trucchetto grazie a Tactical Italy (seguitelo su IG ne vale la pena @tactical_italy_official) visto che la cordura pur ad alto numero di denari di TT non è completamente impermeabilizzata, le ottiche sono state inserite in una busta ziplock (quelle spesse per alimenti con la chiusura a cerniera) a sua volta lasciata all’interno della sacca (destra in basso)
Tappi per le ottiche
Da anni uso con grande soddisfazione i KUVRD che sono dei sostituti dei classici tappi rigidi per le ottiche. Hanno vari vantaggi: non si staccano in caso di urti, quando rimossi possono essere tranquillamente riposti in tasca, non sono rigidi quindi non sbattono sui vetri delle ottiche con rischio di danneggiamento, sono talmente “adesivi” che proteggono dalla polvere e dall’acqua
Tasca sinistra in basso
Contiene il kit di pulizia (quindi le “pen”), l’attrezzo multiuso Leatherman serie tactical e le batterie di riserva (sia per la GoPro che per la camera principale, la GoPro può essere montata sul mezzo oppure indosso ad uno degli operatori della squadra di soccorso). Le batterie non richiedono la ziplock perchè il tipo di sacca utilizzata al suo interno ha un’altra sacca, assicurata al corpo centrale, con un velcro che quindi offre una doppia protezione. Contiene altri accessori come il viewfinder della camera, i filtri della GoPro e quello che serve (varia a seconda del tipo di navigazione e soccorso).
NB: nelle foto vedrete che le pen di pulizia sono con le ottiche nella stessa sacca, a volte la distribuzione dell’equipaggiamento cambia in continuo aggiustamento per raggiungere il set up migliore
Tasca destra in alto
Contiene una piccola cima di colore rosso legata ad un panno in microfibra che può essere estratto e quindi (senza volar via) essere usato per asciugare le lenti prima di pulirle con le “pen”, una batteria esterna con cavo per alimentare il telefono L’iPhone avendo uno standard di impermeabilità – è pressochè stagno – può essere utilizzato per riprendere/fotografare durante i trasferimenti in cui – per via delle ondate – non è possibile usare la camera che, invece, stagna non è.
Pannello sinistra in alto
E’ un pannello d’emergenza, contiene le forbici da estricazione Raptor di Leatherman, la torniquette (pur poco visibile nella foto in quanto laterale, è la fascia antiemorragica, indispensabile per ferite da elica in questo caso), un gancio
Tasca portaplacca balistica posteriore: non essendo necessaria in questo tipo di scenario alcuna protezione balistica, ho usato la tasca per collocarci una sacca stagna da 20lt. Vedete nella foto sull’anteriore una fascia con gancio nera che viene appunto dalla tasca posteriore, è legato alla sacca, mi serve a tirare/estrarre la sacca stagna (il velcro TT è “potente”) e poi eventualmente ad assicurare la sacca stagna sul roll bar del gommone. A cosa serve una sacca stagna? Come accennavo prima, nei trasferimenti ad alta velocità, soprattuto in caso di mare formato o comunque non piatto e in virata, è facile arrivino ondate d’acqua (vi assicuro può essere una doccia!). Per questo motivo la camera viene riposta nella sacca e assicurata al roll bar.
Modifica successiva
Rispetto al set up di maggio, ho fatto solo una modifica cioè non ho usato la cima nautica con moschettone per assicurare la camera a me o ad altri punti di fissaggio (per esempio il roll bar del gommone), ho invece usato lo sling di Tasmanian Tiger (carico dichiarato fino a 85kg) i cui 4 fissaggi sono stati così divisi: uno su ogni lato della camera, quindi dx e sx, due sull’anello del cavalletto. La sling poteva così essere regolata a seconda che mi portassi addosso (o volessi assicurare) solo la camera, la camera e il cavalletto, solo il cavalletto.