Buon 2023

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Buon Anno!
Buon Anno!

Cari Tutti,
Mi dicono che sulla carta d’identità non ci sarà più scritto genitore ma papà e mamma. Da genitore – cioè scusate da papà – resto un po’ freddino. Vorrei entusiasmarmi non per un pezzo di carta (che alla fine poi cosa costa?). Sarei felicissimo se venissero aperti nuovi asili nido (magari aziendali), scuole, reparti di maternità negli ospedali, se si salvasse il nostro ormai stremato sistema sanitario o si mettesse in sicurezza la frana Italia. Non mi riferisco alla nazionale che ha fallito l’obiettivo mondiale, ma al territorio che cede in tutto il Paese, da ultimo Ischia, tragica replica della Sarno di trent’anni fa.

Il governo in carica, esattamente come quello precedente, sta investendo massicciamente sul riarmo contribuendo al boom di profitti dell’aziende produttrici di missili, bombe, caccia, munizioni, morte. Per carità se hai delle forze armate devi tenerle in efficienza e soprattutto dare dignità a chi ci lavora (avete idea delle condizioni delle caserme italiane?) ma le forze armate sono una branca dello Stato proprio come la sanità, i trasporti e così via. E’ chiaro che se investi da un lato perdi dall’altro, perchè il bilancio deve andare in pareggio. Insomma la coperta è corta.
Da cittadino credo che noi italiani abbiamo il diritto di sapere non solo quali armi stiamo mandando in Ucraina (come fanno tutti i Paesi “contributori”) ma soprattutto con quale mandato. Mi spiego: l’Italia ha deciso (con l’Europa) di rinunciare alla sua storica neutralità, è diventata parte di questo conflitto, fornisce armi e ha deciso di riarmarsi, anche perchè sta intanto svuotando i suoi arsenali.
Bene: possiamo sapere a quale obiettivo è vincolato il nostro contributo alla guerra? Siamo pronti a sostenere l’Ucraina fino a quando? A quali condizioni? Il nostro è un assegno in bianco? Stiamo aiutando l’Ucraina a raggiungere quale vittoria? Per semplificare, vogliamo che l’Ucraina tornia ai confini del 23 febbraio 2022 oppure a quelli pre-Maidan, 2014? Non è solo una questione di giustizia – un altro dei termini in voga di questi tempi per tagliare qualsiasi ragionamento sulla pace che è frutto di un incontro, quindi di un compromesso – ma una questione di trasparenza verso l’opinione pubblica.
Se legittimamente dovessimo decidere di sostenere l’Ucraina nella riconquista, per esempio, anche della Crimea (obiettivo legittimo, non è questo il punto) il governo dovrebbe dichiararlo perchè noi cittadini dovremmo di conseguenza prepararci ad anni di conflitto e quindi ad anni di ricadute infelici sull’economia e sul bilancio pubblico, ad anni di massacro poco distante da noi e di profughi. Potremmo di conseguenza avviare un dibattito su quanti ospedali e quanti asili chiuderemo o non apriremo, su quale tributo di sangue, su quale rischio di escalation riteniamo giusto affrontare a fronte dell’obiettivo da raggiungere e quindi delle armi da comprare?
Sarebbe il caso.

Avete notato come in ogni settore della nostra vita si voglia imporre il modello dell’aziendalizzazione (costi-benefici) tranne che nella guerra? Un ospedale chiude se costa troppo magari perchè è in mezzo alle montagne e serve piccole comunità mentre la guerra – un pozzo senza fondo di vite e soldi – può andare avanti fino alla vittoria? E’ il marketing della guerra, quello che vediamo in azione “a tutta forza” dall’inverno scorso.
In questo mondo di ragionamenti al rovescio, di teste mandate all’ammasso e di una sempre più forte separazione tra media/opinionisti/politici (=guerra) e gente comune/opinione pubblica/popolo (=pace), possiamo augurarci un 2023 in cui chi comanda ascolti un po’ di più le persone che dovrebbe servire? Un 2023 in cui torni il diritto a parlare di pace senza essere coperti di insulti? Un 2023 in cui finisca il quotidiano concorso di bellezza per decidere chi è più bellicista dell’altro? Un 2023 in cui il PUB torni ad essere solo un luogo per una birra e non l’acronimo del Pensiero Unico Bellicista? Possiamo augurarci un 2023 in cui innocenti smettano di morire in giro per il mondo per colpa della guerra? Un 2023 in cui le donne afghane smettano di essere trattare come macchine da uomo e le ragazze iraniane possano andare in giro vestite come pare a loro? Un 2023 in cui si pensi un po’ più a costruire e meno a distruggere? Un 2023 in cui non si debbano per forza criminalizzare i poveri? Un 2023 in cui si smetta di dare soldi a dittature come quella saudita e turca? Un 2023 in cui si lavori per la pace tra Russia e Ucraina?
Io credo che non solo possiamo ma dobbiamo augurarcelo, perchè se lo facciamo tutti insieme può accadere.

Mi auguro che il 2023 vi porti questo e sia un anno di salute e di prosperità, a casa e in famiglia. Con molti di voi ci siamo visti in giro per l’Italia durante le presentazione dei miei libri. Io non posso che ringraziarvi perchè solo con il vostro affetto e supporto è stato possibile per me affrontare un anno sfidante e impegnativo, purtroppo pieno di odio che mi è stato riversato addosso; un anno con tante soddisfazioni (certo avrei preferito fossero venute da libri di cucina non sulla guerra!) la più grande della quali è stata proprio quello di aver scoperto un popolo, consolidato un rapporto con un popolo, parlato con un popolo che è vivo, forte, convinto ma viene ignorato completamente dalla politica.
Di questo vi ringrazio e chiaramente mi auguro che i nostri incontri e il nostro legame possano rinnovarsi anche nel prossimo anno, magari in condizioni diverse con più libertà di parlare di pace e con meno guerre nel mondo.

Buon 2023
Nico

1 commento

  1. Grazie per queste sue parole. Da ragazzina credevo fortemente che l’umanità, nel suo percorso evolutivo, potesse solo migliorare perseguendo gli ideali di pace e solidarietà. Devo oggi purtroppo, a 58 anni, accettare una realtà diversa, ma non riesco ad arrendermi al “pensiero unico bellicista”. Continui nella diffusione delle sue idee controcorrente; io sono convinta che le sue parole infondono il coraggio necessario ai cittadini di chiedere anzi, pretendere che i governi intraprendano il percorso necessario per porre fine alle politiche distruttive.
    Ringraziandola, le porgo i miei migliori auguri di buon anno
    Mary

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere