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Aggiornamenti 27 agosto

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Prima di parlare dell’attentato di ieri, pensiamo a chi parte come la filmaker Heydari Roya: il suo arrivederci all’Afghanistran, via twitter, dice tutto

Poi c’è chi resta (e sono troppi tra quelli in pericolo). Da giorni ricevo messaggi di aiuto, provo ad aiutare, non sempre ci riesco. Ogni fallimento si porta dietro un dubbio (cosa ne sarà di loro?). L’altro ieri sembrava fatta per l’evacuazione di dieci persone parenti di un collaboratore degli italiani (in senso ampio) già arrivato in Italia. Nel caos dell’aeroporto (dove è forte l’impegno dell’Italia, Difesa e Esteri) non ci siamo riusciti.

Ieri mi arriva questo messaggio che è come una pietra sul cuore: “cercavano me (dice persona evacuata) hanno preso mio fratello” cioè una di quelle 10 persone che ho provato ad aiutare senza riuscirci. Cosa ne sarà di lui? In quanto a “sono venuti i talebani a cercarmi” farei una precisazione, ad ogni cambio di regime ci sono rese dei conti (basta citare le purghe dentro il partito comunista afghano tra le fazioni bandiera e patria) ma non sempre sono attribuibili al regime nuovo quanto all’instabilità. Il vuoto tra il vecchio e il nuovo viene occupato da rancori, conti da regole, criminalità, antiche faide. Mi sembra che in Afghanistan siamo in questa fase più che in quella di rastrellamenti di regime. Questo non vuol dire che non accadranno, tutto il mondo guarda alla promessa taleb di amnistia e alle altre. Le rispetteranno? Dalle province quando ancora avevamo fonti arrivavano notizie di bande di rapinatori che si presentavano come talebani ma non lo erano. Accade nelle transizioni, sempre, ma i taleb devono muoversi, hanno vinto la guerra ma se non fanno ripartire l’economia e riattivano l’apparato statale (dai capi distretto in sù).
Ci saranno altra confusione e altre sofferenze per il popolo afghano. Ma parliamo dell’Italia. Secondo il Financial Time (dati al 26/8) l’Italia ha evacuato più persone di Francia e Germania. Inoltre – uso dei tweet per ricordarlo – di fatto siamo unico Paese in Europa a riconoscere asilo agli afghani
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Mentre da anni, scandalosamente, Svezia, Norvegia, ecc ecc rimpatriano afghani affermano che l’Afghanistan è luogo sicuro (l’artificio è dire che sicuri sono alcuni centri urbani cioè i luoghi più pericolosi). Intanto i muri fanno solo danni perchè scaricano problema altrove. Tra respingimenti illegali di polizia croata e muro ungherese, la rotta balcanica è vicolo cieco tra Bosnia e Serbia per questo tanti afghani (non fuggito ora ma tempo fa) stanno arrivando in Bielorussia per poi entrare in Polonia, Estonia, Lituania. Ieri la Polonia ha annunciato la costruzione di un muro sul modello ungherese mentre dozzine di famiglie sono bloccate nel limbo del confine senza assistenza. La Bielorussia è accusata di usare migranti come rappresaglia alle sanzione UE. Lo scrivo da tempo: ritiro usa scaricherà una crisi migranti su Europa anche perchè sanzioni di Trump all’Iran hanno tolto a Teheran la possibilità (causa crisi economica) di far da “polmone” per fuga dall’Afghanistan che avviene anche via terra (per esempio attraverso il congestionato valico di Spin Boldak verso il Pakistan).

Il giorno dell’ingresso a Kabul di talebani ho intervistato per Tg3 l’amico Omaid Sharifi che era pronto a restare per continuare lavoro del suo gruppo di arti-visti Art Lords, dopo quell’intervista siamo rimasti in contatto, alla fine ha lasciato il Paese. Veniamo all’attacco di ieri, il bilancio parla di 13 Marines uccisi, 28 talebani (ufficialmente 0) e dozzine di civili. Ho video che non diffondo perchè impietosi che dimostrano come il numero civili uccisi è altissimo, conferiti gravi destinati a morire si andrà oltre 100 (NDR: 24 ore dopo il dato è di circa 170 vittime).
La dinamica è abbastanza chiara: in stile Isis c’è stata una doppia esplosione, il primo kamikaze si è fatto esplodere nel canale fognario che da giorni gli afghani usano per aggirare i blocchi e arrivare all’Abbey Gate (ex-ingresso britannico del KAIA). Le pareti del canale hanno fatto da amplificatore (effetto venturi) spazzando via corpi e brandelli di corpi in un turbine di rifiuti e buste di plastica come ha detto un testimone. Poi dopo circa un’ora c’è stata seconda esplosione poco distante. Quello che non sappiamo è cosa sia accaduto sulla Darularam Road.

Presumibilmente uno scontro a fuoco tra talebani e miliziani dell’ISKP. Le esplosioni sentite sono state in totale 6, alcune delle quali “controllate” da US (disinnesco di ied?). Ora qualcuno – dimostrando di saperne poco – punta il dito contro i talebani per aver

fatto passare i kamikaze dai posti di blocco di loro competenza (è chiaro che Us e talebani avevano condiviso la notizia del possibile attacco). Quando si colpisce un soft-target (cioè obiettivo civile non “corazzato” come un mercato o folla) basta una persona a fare una strage.
A Kabul accade da anni, a maggior ragione in mezzo ad una calca di 6-10mila persone. E se si fosse fatta una fila per controllare uno ad uno, come accaduto in passato in altre occasioni, il primo kamikaze si sarebbero fatti esplodere al varco per poi avanzare col secondo kamikaze.
Ricordiamo che l’ISKP (braccio afghano dell’ISIS) è comparso in Afghanistan nel 2015 (qui la mia analisiISIS, ISKP, Talebani e Pakistan. Tutto quello che c’è da sapere (o quasi)) gli unici che sono riusciti a sconfiggerli dopo tentativi vani di governativi e forze speciali Usa sono state le red units dei taleb. Quello che Russia, Cina, Iran e stessa America (vedi scellerato accordo di Doha) chiedono ai talebani è tenere ISKP sotto controllo. ISKP: Stato Islamico della Provincia del Korasan dall’antico nome dell’impero persiano (oggi una regione orientale dell’Iran ma non c’entra).

Esclusiva di Al Jazeera, i talebani lavorano a governo di unità nazionale con altre componenti etniche. “Gli Usa insistono per inserimento Abdullah e Karzai”. Il presidente verrà sostituito dall’emiro (“guida di tutti i fedeli” come fu Omar). Poco chiaro il tema della forma stato. Si supererebbe la repubblica per passare all’Emirato ma è tutto vago, a riprova che i talebani non sono pronti a governare nella misura in cui non ne hanno nè gli strumenti nè i quadri per farlo. Costituzione afghana? Voto? Ecc. ecc. Restano temi irrisolti

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere