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“Un Ospedale in Guerra” su la Repubblica

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Un Ospedale in Guerra - La Repubblica
Un Ospedale in Guerra – La Repubblica

Nei giorni scorsi, il blog “Mondo Solidale” di Carlo Ciavoni de La Repubblica ha dedicato ampio spazio a “Un Ospedale In Guerra” con un lungo estratto del documentario (potete vederlo qui) e un articolo che trovate qui ma che vi ripropongo di seguito.

Dal collega Nico Piro, riceviamo questo scritto e un estratto del suo film, che lui stesso ha diretto e prodotto per poi regalarlo ad Emergency. Quello che segue è un articolo di riflessioni sulla sua esperienza a Kabul, durante la lavorazione del film

ROMA
– In tempo di Pandemia perchè distribuire un documentario che racconta di un ospedale dove si curano vittime di un’altra, pur letale e contagiosissima, malattia? Perchè parlare di un altra epidemia, antica quasi come il nostro pianeta? Quella alimentata dall’odio dell’essere umano per l’essere umano, quella pena che l’uomo si infligge da solo: la guerra? In tempo di Covid, in particolare nelle società occidentali totalmente disabituate alla sofferenza, soprattutto quella degli altri, ci siamo ancora di più richiusi su noi stessi. Invece di guardare a quello che accade nel resto del mondo – crisi, conflitti – per mettere in prospettiva e soppesare le nostre sofferenze, troppo spesso ingigantite da una percezione alterata dal “privilegio” di vivere in questa parte del mondo, siamo diventati ancora più miopi e degli altri ci interessa sempre meno.

Dal punto di vista delle vittime civili. Nella migliore delle ipotesi certi Paesi lontani sono diventati solo numeri e statistiche per capire se il covid si è diffuso anche lì e come. Anche per questo motivo, ripongo grandi speranze nel mio piccolo lavoro “Un Ospedale in Guerra”. E’ un documentario auto-prodotto, a zero budget, realizzato con la generosa collaborazione di alcuni straordinari professionisti, che racconta il conflitto afghano dalle corsie dell’ospedale di Emergency a Kabul. Il punto di vista è quello delle vittime civili, che poi sono le principali vittime di ogni guerra, ma anche quello di chi si lascia alle spalle esistenze confortevoli e va a rischiare la vita – per sei mesi, un anno, a volte dieci – pur di portare aiuto.

L’archetipo di una guerra contemporanea. Da anni mi occupo di Afghanistan e lo considero l’archetipo delle guerre contemporanee, con la loro promessa di essere conflitti lampo e il loro protrarsi per anni; con l’impossibilità di una vittoria che sia stabile e duratura; con il trascorrere del tempo che aggrava la situazione piuttosto che semplificarla; con la promessa di ottenere sicurezza smentita dal moltiplicarsi dell’insicurezza; con il suo essere un conflitto dimenticato tanto che ormai (fate un sondaggio informale tra i vostri amici) la maggior parte delle persone crede sia davvero terminato. “Un Ospedale in Guerra” prova a raccontare tutte queste cose alternando la vita tra le corsie con quello che accade nelle strade, i segni della guerra sui corpi dei feriti con la ricerca di una normalità (impossibile) all’esterno della clinica.

E’ un’alternarsi di tragedia e di speranza. Ma è soprattutto un documento – senza giudizi ma con una forte dose di realtà – per tornare ad illuminare la crisi dimenticata dell’Afghanistan. Se il covid ha caricato questo lavoro di ulteriore significato, spero che il documentario possa risponde anche ad un’altra esigenza. In questi anni di sovranismo, la più grande bugia che ci è stata “venduta” è che per occuparci meglio di “casa nostra”, dobbiamo ignorare e respingere “l’altro” e quanto accade lontano da noi. E’ così, per esempio, che si è potuta costruire una retorica narrazzione sui migranti – profondamente efficace dal punto di vista della sua pervasività elettorale – ma che poggia proprio su questa visione miope.

Le ragioni ignorate di una fuga. Ci si azzuffa per una barca, togliendola dal contesto, senza chiedersi quella barca da dove venga e perchè le persone che sono a bordo abbiano sentito il dovere di fuggire da “casa loro”. Per tutti questi motivi, credo che occuparsi di Afghanistan non sia un vezzo esotico ma un gesto necessario oggi più che mai, quando una pace pensata solo per gli interessi di Washington rischia di rivelarsi peggiore del conflitto scatenando nuovi sommovimenti nel quadro geo-politico, al solito sulla pelle degli ultimi.

Il film è disponibile gratuitamente per proiezioni.Un Ospedale in Guerra” – che ho donato ad Emergency – è disponibile gratuitamente per chi volesse organizzare proiezioni e parlare di guerra e di pace. Nico Piro è un inviato speciale della Rai, si occupa di crisi e prova a dare voce a chi non ha voce. Sull’Afghanistan ha prodotto reportage e servizi tv, nel 2015 ha pubblicato il volume “Afghanistan, missione incompiuta”, alla fine del 2019 “Corrispondenze Afghane – storie e persone in una guerra dimenticata”.

* Nico Piro, giornalista del TG3

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere