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La guerra agli ospedali from Nico Piro on Vimeo.
Il quarto attacco ad un ospedale di MSF in 12 mesi, in Yemen, non ci ricorda solo quanto drammatico sia quel conflitto dimenticato dai più. Ci racconta anche di un altro tema sempre più attuale, la strategia sempre più in voga di colpire le strutture sanitarie. In pratica negli ultimi anni, tra Siria, Yemen e Afghanistan, è stato rotto quel caposaldo di ogni conflitto diventato luogo comune con la frase “non si spara sulla croce rossa”. Su FP, c’è un bellissimo articolo su come il regime di Assad abbia elevato a tattica militare il bombardamento delle strutture sanitarie (si vedano anche i dati di PHR), mentre il caso di Kunduz – ospedale di MSF distrutto da uno Spectre AC-130 americano nell’ottobre del 2015, ufficialmente per errore – resta di una gravità abbagliante nell’era delle guerre hi-tech.
Giusto per uscire dal luogo comune, ricordo alcuni dei fondamenti della legislazione internazionale sul punto:
- L’articolo 35 della Customary IHL Directing an attack against a zone established to shelter the wounded, the sick and civilians from the effects of hostilities is prohibited.
- La convenzione di Ginevra (sin dalla sua prima versione, 1864) e in particolare la convenzione IV redatta dopo il secondo conflitto mondiale all’articolo 18: “Gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti in conflitto.”
- La recente risoluzione delle Nazioni Unite (3 maggio 2016) che di fatto ribadisce l’ovvio.