Si fa un po’ di confusione a leggere la stampa americana di questi giorni. Obama ha dato il via libera alle richieste che da un po’ di tempo gli venivano dagli alti gradi delle forze armate: le truppe americane in Afghanistan potranno scendere di nuovo sul campo di battaglia con i soldati dell’ANA, l’Afghani National Army. Il riferimento è al contingente a stelle e strisce rimasto nel Paese come prevede il BSA (Bilateral Security Agreement) tra Washington e Kabul, per lo più per l’addestramento delle truppe locali.
Quello che resta difficile da capire è il senso di questa autorizzazione, per come “raccontata”. Perchè? Perchè le truppe americane sono già ampiamente impegnate in combattimento in Afghanistan, lo conferma per esempio il rapporto sul bombardamento dell’ospedale di MSF a Kabul. E allora riavvolgiamo il nastro e facciamo come fa Foreign Policy che, senza mezzi termini, parla di nuova “surge” di Obama – il riferimento è all’aumento delle truppe deciso dal presidente nel 2009, massima escalation bellica della missione militare ISAF.
E allora inquadriamo – se possibile – la cosa in un altro modo: la situazione in Afghanistan sta precipitando, l’estate che sta per aprirsi sarà decisiva per la tenuta del governo di Kabul che potrebbe perdere il sud dove già molti distretti sono nella mani dei talebani e dove la produzione di oppio è calata solo per motivi ciclici. I soldati dell’ANA – nonostante i progressi nella loro preparazione – stanno morendo ad un ritmo insostenibile, privi e come sono di MedEvac e di combat medics, in pratica di evacuazione d’emergenza via elicottero dei feriti e di paramedici aggregati ad ogni unità, quelle cose che hanno limitato il numero dei caduti tra le fila delle forze occidentali.
In pratica l’intervento delle forze speciali – per lo più berretti verdi – al fianco dei loro omologhi afghani, i commando dell’ANA, non basta più. C’è bisogno di più uomini per “assistere” operativamente le truppe afghane a cominciare dalle “chiamate” di CAS, in pratica la richiesta di bombardamenti e la guida delle bombe sugli obiettivi (tecniche che gli afghani non padroneggiano). Si torna in qualche modo agli OMLT e agli ETT, ovvero agli istruttori militari occidentali, che non addestravano solo ma seguivano in battaglia le truppe afghane e, soprattutto, aumenterà il ruolo dell’aviazione, probabile quindi che le “sortite” aere si moltiplicheranno con tutto quello che ne consegue (rischio di vittime civili ed escalation bellica). Poco significa la foglia di fico inserita nelle regole d’ingaggio, secondo cui l’intervento sarà autorizzato solo se potrà avere un “effetto strategico”, considerando le condizioni del “terreno” afghano, praticamente nel 90% dei casi.
La guerra in Afghanistan non si è mai fermata dopo il ritiro del 2014 ma queste notizie confermano, mai più chiaramente di così, che è stata una “missione incompiuta”, conclusasi con il grande escamotage della “transizione”.