Ieri ho ricevuto il Premio Felice Bonomo per l’amicizia tra i popoli, intitolato ad una persona il cui nome non troverete nei libri di Storia e che io stesso ho scoperto solo poche settimane fa.
In passato (nemmeno tanto passato) sono state centinaia le famiglie partite da Sanza – nel Vallo di Diano – per la Germania, alla ricerca di pane e lavoro.Decenni dopo, Felice (poi scomparso troppo giovane) e il
giornalista Lorenzo Peluso, decisero di inventarsi una manifestazione per portare “i tedeschi” a Sanza almeno una volta l’anno: per mostrare loro da dove venivano quegli italiani “lavoratori”, per l’orgoglio della propria terra e per riconoscenza verso una zona della Germania (Klettgau) dove in tanti “paesani” erano riusciti a lasciarsi alle spalle la miseria del nostro sud (quello che oggi cresce meno della Grecia).
La manifestazione è diventata una storia di amicizia vera e “praticata” tra due popoli, di dialogo tra persone semplici anche su temi difficili (ora più che mai con l’Europa mediterranea che guarda in cagnesco la Germania).
Mentre l’immigrazione (di chi cerca pace e lavoro ) è oggi una bomba pronta a far saltare in Europa gli equilibri politici, i sentimenti di solidarietà ma anche la cooperazione tra gli Stati dell’Unione, questa storia “minore” – la storia di Felice e di Sanza – meriterebbe di essere raccontata nelle scuole per spiegare come, mezzo secolo dopo, siano andati a finire altri “sbarchi – quelli da treni, ingolfati di gente armata con la valigia di cartone.