Quando si parla di Afghanistan, l’affermazione del diritto di voto viene sempre sbandierata come un successo, uno dei pochi della presenza occidentale. E’ vero, salvo mille postille, asterischi, precisazioni che si dovrebbero aggiungere a dichiarazioni del genere. Purtroppo dal 23 gennaio in poi, potrebbe essere alquanto imbarazzante fare affermazioni del genere. Quel poco che è in piedi dell’impianto formale della democrazia afghana potrebbe definitivamente crollare. Ma andiamo con ordine.
A “soli” quattro mesi dal voto per le parlamentari, dopo una tormentata conta dei voti non meno tormentata di quella delle presidenziali di un anno fa (un terzo i suffragi cancellati per falsificazioni e brogli) , Hamid Karzai aveva convocato per il 20 gennaio la nuova assemblea, poi slittata al 23 per il suo viaggio in Russia. Era chiaramente una mossa tattica, del “gattopardo” dell’Arg (il palazzo presidenziale di Kabul ndr). Lo stesso Karzai mesi prima aveva coinvolto nella conta e controconta dei voti, nonchè nell’analisi dei reclami, il procuratore generale. Una mossa chiaramente illegittima e anticostituzionale, perchè spetta alla Ecc (la commissione per i reclami elettorali) occuparsi della validità del voto. Cosa che l’Ecc aveva fatto, ritrovandosi per giunta diversi suoi membri sotto inchiesta. Adesso la magistratura (quella che Karzai aveva coinvolto appunto) ha ordinato al presidente di rinviare di un altro mese l’insediamento del parlamento. Un ordine che il presidente ha accolto volentieri.
Qual è il problema? Karzai sta perdendo consenso nel Paese o meglio in quel ceto affaristico e di potere che ha dimostrato di controllare il consenso elettorale. Alle parlamentari ha visto molti dei suoi candidati esclusi, ha visto clamorose esclusioni nel sud, ovvero nella patria della sua etnia (che pur male rappresenta), quella pasthun, aree dove pur ha pesato sul voto l’assenza di sicurezza. Basta pensare che tutti gli eletti della provincia di Ghazni (i cui risultati sono stati proclamati per ultimi, vista la delicatezza del nodo da sciogliere) sono appartenenti alla minoritaria etnia hazarà. Il risultato finale è stato drammatico per il presidente che ha poco da temere dal Parlamento (grazie alla costituzione all’americana) ma che ha già ricevuto sgarbi dalla camera bassa per esempio sulla lista dei ministri del suo gabinetto.
Lo scenario che si profila adesso è quello di un annullamento delle elezioni o almeno è questo quello che vuole il procuratore generale. Se già a fine anno, le tensioni crescevano a Kabul, adesso c’è il rischio di arrivare al collasso. Domenica, i vincitori ufficiali insediamento il Parlamento, lo stesso. In un Paese dove gli equilibri sono sempre fragili non è improbabile ipotizzare nuove violenze. Inoltre con l’ulteriore crepa nella pericolante casa della democrazia afghana viene meno un altro pezzo della “mission” e della legittimazione della missione occidentale. A proposito gli occidentali? Beh, loro sono imbarazzatissimi…tutti (dall’Onu alla diplomazia occidentale) sanno benissimo che la mossa del presidente assomiglia molto ad un colpo di stato, felpato…come il passo di un gattopardo, appunto.
[…] da lui stesso chiamata ad intervenire nella speranza di correggere i risultati elettorali (vedi qui). Una mossa quella del presidente che ha scatenato anche la dura reazione (“profonda […]