Mine ed IED da disinnescare, cecchini da eliminare, case da perquisire, bunker da far saltare, covi talebani (soprattutto nella parte sud della città) da bonificare…Il tutto a ritmi necessariamente lentissimi per cui a Marja si combatterà almeno per un’altra settimana. Lo sostiene il generale Lawrence D. Nicholson, che comanda la 2nd Marine Expeditionary Brigade in questa corrispondenza del Washington Post. Sin’ora a morire, secondo fonti militari, sarebbero stati 12 militari Nato (di questi, otto marines), centinaia di guerriglieri e almeno 14 civili ma la “ripresa” della città è ancora lontano e non è detto che una volta “ripulita” un’area infestata dai talebani non si apra uno stillicidio in stile iracheno di attacchi urbani su piccola scala (interessante al riguardo questo articolo di RFE). Squadre di cecchini dei marines sono state infiltrate dietro le “linee” talebane a Marja proprio per agevolare l’ingresso nella parte sud della città mentre quella nord inizia lentamente a ripopolarsi (si sta lavorando per creare una “bolla di sicurezza” via via sempre più ampia).
Ovviamente quando cesseranno i combattimenti, inizierà la vera battaglia…quella per conquistare il supporto della popolazione locale e mostrare loro che conviene stare dalla parte del governo Karzai. E più passa il tempo, più i civili rimangono in ostaggio di una battaglia che non li appartiene, più sarà difficile convincerli che ne è valsa la pena.
Marja non è che l’inizio, questo era chiaro da tempo ma il generale Petraeus (l’uomo dell’Iraq “pacificato”, l’ispiratore di McCrhystal e della strategia aghana di Obama) oggi a “Meet the Press” della Nbc ha spiegato come dopo la città dell’Helmand (dove tra l’altro ipotizza un mese di tempo per renderla completamente sicura) toccherà ad altre roccaforti talebane (anche nell’italiana Farah quindi?), in una campagna che durerà dai 12 ai 18 mesi (la Bbc ha una buona sintesi dell’intervista). Pare certo che il prossimo bersaglio sarà Kandahar, la capitale spirituale dei talebani.