Alla fine il verdetto è arrivato: i brogli a favore di Karzai sono stati tali da spingerlo ben oltre il 50%, estesi ad almeno 210 sedi elettorali (polling station, ovvero gruppi di seggi). La ECC, la commissione mista afghana e multinazionale, per i reclami elettorali l’ha riportato al 49% dal 54,6% facendo risalire il suo principale sfidante il Dr. Abdullah dal 28 al 31% circa, in altre parole ha stabilito che si andrà al ballottaggio. Per una sintesi della notizia vedi qui (in inglese molto interessanti le dichiarazioni in video sulla “spalla” destra della pagina) e vedi qui in italiano, io volevo però ragionare su alcuni punti di tutta questa vicenda.
I brogli. E’ apparso chiaro sin dai primi giorni del primo voto e poi sempre più a settembre, che le frodi elettorali fossero state condotte su vasta scala in particolare nelle province del sud e dell’est dove le drammatiche condizioni di sicurezza hanno spinto molti a restare a casa e la polizia o i collaboratori dei governatori nominati da Karzai hanno “imbottito” le urne elettorali semi-vuote. Insomma era chiaro da subito che c’erano margine per un ballottaggio non c’era però certezza che la ECC, la commissione brogli, avesse la forza politica per farlo. E non a caso lungo la strada verso l’annuncio di oggi si sono consumati non pochi strappi dalla commissione dell’Onu che ha visto rimosso il suo vice (l’americano Galbraith che chiedeva un riconteggio più esteso per arrivare al ballottaggio) agli americani che solo pochi giorni fa avevano annunciato lo stop ad ogni decisione su più truppe e nuova strategia se non si fosse prima saputo “nome e cognome” del nuovo governo afghano. Altra “vittima” lungo la strada, Richard Holbrooke, l’inviato speciale di Obama per Afghanistan e Pakistan che dopo aver mandato a quel paese Karzai il giorno dopo il voto, letteralmente alzandosi da tavola durante una colazione di lavoro “tirandogli dietro” accuse di brogli. Non a caso oggi al fianco del presidente uscente, c’era un inedito Kerry (ex-candidato presidenziale Democratico) in versione afghana.
La praticabilità del ballottaggio. Per quanto sia stato convinto che ci fossero i margini per arrivare al ballottaggio una volta “scremati” i dati, sono scettico sullo svolgimento effettivo del secondo turno. Ecco che cosa me lo fa pensare:
– non ci sono i tempi tecnici riallestire i seggi; due settimane non sono sufficientia ridistribuire in tutto il paese le schede, i tavoli, le sedie, le urne (che non dimentichiamolo sono state ritrasportate a Kabul per i riconteggi)
– il clima è già sfavorevole in molte aree montane del paese dalla provincia di Ghor al Badakshkan che per larga parte “chiudono” per neve durante l’inverno; si tratta per giunta di aree per lo più favorevoli ad Abdullah
– è ormai chiaro che le frodi elettorali sono stati quei “brogli di stato” di cui Abdullah aveva parlato per la prima volta proprio al Tg3 pochi giorni dopo quel 20 agosto, non è escluso quindi che possano tranquillamente ripetersi
– nonostante l’avvicinarsi dell’inverno, tradizionalmente, plachi le attività della guerriglia, una nuova giornata del voto rappresenterebbe un nuova ribalta mediatica internazionale per i talebani…quindi nuove vittime e nuovi attacchi contro le forze di sicurezza locali e le truppe internazionali
– il primo turno ha visto una partecipazione di poco superiore al 30%, al secondo turno non potrà che essere inferiore per tutte le difficoltà sopra elencate, di quanto? Se sarà di molto più bassa, sarebbe la certificazione del fallimento del processo democratico afghano
E’ per questo che credo che si arriverà ad un governo di “unità nazionale” ovvero ad un cambiamento de facto della costituzione (rigidamente pensata dagli americani per “un uomo solo al comando”, modulo ormai fallito) con la nomina del Dr. Abdullah a capo di gabinetto, chief of staff o qualsiasi ruolo tecnico che di fatto sia quello del premier e magari anche con il recupero di Ashraf Ghanì (anche per meglio bilanciare l’etnica pasthù). I due candidati ai quali Karzai, pochi giorni prima del voto, aveva offerto ruoli di primo piano in un nuovo governo, offerte respinte al mittente. Adesso un accordo del genere potrebbe servire a dare un governo al paese almeno fino a maggio (prima data utile per il secondo turno), un governo “invernale” (simile ai nostri “balneari”) che potrebbe però durare per tutta la legislatura. O almeno questa è l’unica speranza dell’occidente e “dei” Karzai.
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