Tra qualche giorno, probabilmente sabato, la commissione elettorale e la commissione per i brogli (la ECC) dovrebbero annunciare i risultati definitivi delle elezioni presidenziali del 20 agosto scorso. L’annuncio potrebbe essere quello di un secondo turno, lo si era già intuito nei giorni scorsi quando il membro afghano della ECC (vicino a Karzai) si era dimesso probabilmente di fronte al quadro che si andava delineando. Quella che sembra una conferma arriva da questa intervista del NY Times con l’ambasciatore afghano a Washington. La vera incognita in tutto questo quadro però è il clima, non il clima politico, quello metereologico. Se il secondo turno non dovesse essere convocato e svolto entro, al massimo, la prima settimana di novembre ampie zone del paese sarebbe impraticabili tra pioggia e neve, vedi la provincia di Ghwor o il Badashkhan, e quindi le difficoltà logistiche “strutturali” nel Paese finirebbero con l’essere moltiplicate. In altre parole se ne parlerebbe a maggio, con altri mesi di limbo politico che nè il paese in sè nè l’Amministrazione americana (con le sue decisioni sulla nuova strategia McChrystal) potrebbero in alcun modo fronteggiare. Altra ipotesi, quella di un governo di unità nazionale con il ritiro di entrambi i candidati ed il risparmio di svariate milioni di dollari e soprattutto di parecchi morti e feriti per un’altra giornata del voto, all’insegna degli attacchi.
Nico Piro
Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere