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Allarme rosso ad Herat

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Ismail Khan guida la prima riunione dei mujaheddin anti-sovietici (herat, museo della jihad)
Ismail Khan guida la prima riunione dei mujaheddin anti-sovietici (herat, museo della jihad) ©np 09

E’ passato inosservato sull’informazione italiana e non, l’episodio di questa mattina ad Herat, principale città del Nord-Ovest del paese, nonchè principale base delle nostre truppe in Afghanistan. Eppure è un episodio assolutamente preoccupante che sancisce come i talebani siano sempre più attivi in aree a loro non “etnicamente” nè “storicamente” favorevoli.

Il convoglio di Ismail Khan si stava dirigendo verso l’aeroporto quando è esplosa una IED che non l’ha ferito (tanto che ha poi raggiunto, per via aerea, la sua destinazione, Kabul) ma ha fatto – al solito… – tra le tre e le quattro vittime civili (vedi la notizia qui) oltre a circa diciassette feriti tra i passanti, pare poco distante da una scuola.
Ismail Khan è uno dei principali capi Mujaheddin nonchè attuale Ministro dell’Energia e delle risorse idriche, ministero che di fatto ha trasferito nella “sua” Herat.

Ismail Khan era un ufficiale dell’esercito afghano quando alla fine degli anni ’70 avvio la rivoltà (oggi celebrata in un museo proprio ad Herat) contro i soprusi dell’esercito filo-sovietico. E’ stato anche fiero avversario dei talebani (che lo costrinsero alla fuga in Iran) fino alla loro cacciata nel 2001.
Senza girarci troppo intorno è un’espressione (pur tra le più alte) della frammentazione del Paese e dell’organizzazione del potere per aree di stampo feudale. Ma il fatto che venga colpito in maniera tanto clamorosa nella “sua” Herat, per giunta con un’esplicita rivendicazione talebana (per bocca del portavoce Zabihullah Mujahid), è la riprova che i guerriglieri stanno sempre più lavorando sul fronte nord (est ed ovest). Fronte che ha una doppia valenza: strategica, perchè anche negli anni ’90 da qui passò la conquista dell’intero paese, e politica, perchè agire qui significa colpire Italia e Germania, alleati indispensabili per l’America nel conflitto afghano ma esposti ai dubbi dell’opinione pubblica interna e quindi ritenuti particolarmente fragili verso attacchi ad alto impatto mediatico.

In serata ho visto che la Bbc si è occupata della vicenda, vedi qui

  1. I post sono molto interessanti e chiari
    Grazie per il lavoro che fai …
    La soluzione del conflitto ha bisogno di una profonda e faticosa comprensione di quel che accade, e i tuoi post mi sembrano di grande aiuto. Al di là della retorica e di una diffusa immatura emotività.
    Perchè la guerra non è ancora finita.
    In bocca al lupo e ancora grazie
    Francesca

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere