Iniziano davvero ad essere troppi e troppo concentrati gli incidenti aerei in questa prima metà di luglio, per non preoccuparsi di quello che sta succedendo nei cieli afghani. Questa la lista degli incidenti a cui mi riferisco:
– 08/07/09 poco dopo il decollo cade un elicottero militare canadese “Griffon” nella provincia di Zabul, tre le vittime (due soldati britannici e uno canadese, riaprendo tra l’altro le polemiche sugli errori del governo di Londra in una gara d’appalto di alcuni anni addietro per l’acquisto di ch-47)
– 14/07/09 un elicottero Mi-26 di un contractor moldavo cade nei pressi della (perennemente sotto attacco) fob britannica di Sangin (provincia di Kandahar). Per le autorità locali e per la compagnia è stato abbattuto da un non meglio precisato missile. Sei le vittime, tutte civili, alle quali si aggiunge una bambina afghana che si trovava a terra.
– 18/07/09 un F15 della US Air Force si schianta nella provincia di Ghazni (Afghanistan orientale) dopo poche ore i portavoce militari ritirano i primi comunicati e confermano la morte dei due “Top gun” a bordo. Viene negato il “fuoco nemico”, l’equipaggio del caccia in missione con quello precipitato – riferisce l’AP – precisa ulteriormente di non aver visto segni di attacco. Il comunicato ufficiale precisa: “While we know it was not hostile fire, we will not speculate on what may have caused the crash, this can only be determined after the thorough investigation of trained investigators.”
– 19/07/09 un elicottero Mi-8 di un contractor russo (la Vertikal-T) si schianta al decollo dall’aeroporto militare di Kandahar, sedici le vittime, tutti civili a bordo del veivolo. Cause ignote ma fonti militari, come al solito dichiarano: “what we do know is that it was not a result of insurgent activity”
– 19/07/09 un elicottero dell’esercito americano è costretto ad un atterraggio d’emergenza nei pressi di un avamposto nella provincia di Kunar, dal quale stava decollando. Il comunicato precisa. “There was no enemy activity in the area at the time”
– 20/07/09 al decollo dall’aeroporto di Kandahar si è schiantato un tornado britannico, i due piloti sono riusciti a salvarsi grazie ai sedili “ejettabili”.
Che cosa sta succedendo? E’ difficile dirlo, per ora, ma è evidente che tutti questi incidenti non possono essere una coincidenza. L’Afghanistan è uno dei posti del mondo dov’è più difficile e più necessario volare. Difficile per la quota, le condizioni climatiche spesso estreme, l’ambiente che va dal deserto all’alta montagna, il costante pericolo di attacchi. Necessario perchè l’afghanistan ha solo una strada per ampi tratti degna di questo nome (la ring road). La regola è strade sulle quali per percorrere 100 km ci possono volere 4 come 24 ore. E’ per questo motivo che il tallone d’achille di Isaf ed Enduring Freedom sta proprio nel supporto aereo, in particolare gli elicotteri sono sempre troppo pochi rispetto alle necessità e quei “pochi” che ci sono, sono ultrasfruttati. Mentre la “ricostruzione” dell’aeronautica di Kabul è ancora solo un esperimento, è forte il ricorso ai contractors, per lo più per il trasporto di acqua in bottiglia (sì, siamo in Afghanistan appunto) edi altri materiali. Un lavoro che disolito fanno vecchi elicotteri sovietici (bianchi, ne ho visto alcuni persino con le insegne dell’Onu reduci da chissà quali missioni africane) robusti ma disarmati, un bersaglio più facile dei veivoli militari.
Alla luce di tutto ciò, non è difficile capire perché nel conflitto tra sovietici e mujaheddin quando quest’ultimi vennero dotati (dalla Cia) degli stinger nell’87, la sconfitta sovietica divenne una certezza. Lo stinger è un missile “a spalla” pensato per abbattere elicotteri ed aerei, ovvero per azzerare – in quel caso – il vantaggio chiave dei russi sugli afghani, la forza aerea.
Questa, per ora inspiegabile, catena di incidenti preoccupa e non poco. Troppo strano che si tratti di coincidenze, troppo presto per capire se si è materializzato lo scenario peggiore per gli occidentali (che conservano due vantaggi sui ribelli, forza aerea e visione notturna) ovvero che i talebani siano riusciti ad acquisire armi in grado di mettere sistematicamente a rischio i veivoli nemici. Se così fosse la Missione afghana sarebbe seriamente ipotecata. Fonti militari mi hanno spiegato che il monitoraggio degli attacchi aerei è molto attento al comando Isaf perchè dal loro ritmo dipende il passo delle operazioni. Certo la mancanza di rivendicazioni (tranne che l’episodio di Sangin) non fanno protendere per l’ipotesi peggiore, ma se tutti questi incidenti sono dovuti – come alcune fonti militari, confidenzialmente, hanno ipotizzato in colloqui con il sottoscritto – a manutenzioni per forza di cose frettolose e all’iperutilizzo dei mezzi (e dei piloti), beh non ci sarebbe mica da star tranquilli.
Ps: forse con inconsapevole autoironia, ho scritto questo post a bordo dell’aereo passeggeri dell’Aeronautica italiana (il “volo di Stato”) che ha portato in Afghanistan il ministro La Russa. Per la prima volta un veivolo italiano “senza contromisure” (ovvero senza flares, senza armi, ecc. ecc.) attera ad Herat, speriamo sia l’inizio di un utilizzo più selettivo dei C-130 e del trasporto “in teatro” con i “charter” Boeing o Airbus, civili, gli stessi che portano fino ad Abu Dhabi (da qui si procede poi per l’ultimo tratto in C-130). Sarebbe un bene per i C-130 e per le truppe sottoposte ad un viaggio davvero pesante e che ho condiviso con loro decine di volte.