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Giochi di guerra e…di pace

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Le proposte di eventuali fornitori dovranno essere consegnate non più tardi del 25 febbraio 2009 alle 16.00 Eastern Standard Time. E questo rende di per sè difficile credere che la Nato riesca ad ottenere il software che sta cercando. Secondo la testata statunitense Wired (clicca qui per l’articolo) l’alleanza atlantica che guida la missione Isaf in Afghanistan è in cerca di un software capace di simulare le variabili socio-culturali-territoriali (e chi più ne ha più ne metta) del Paese, per consentire ai comandanti sul campo di comprendere, in anticipo, le reazioni che le loro decisioni sul campo potranno produrre. Un software del genere basato sul modello SEAS era stato già sviluppato per l’Iraq dalla Difesa americana.

Alle perplessità tecniche su questa sorta di “Sim-City Afghanistan” che l’autore dell’articolo cita ed a quelle “concettuali” degli esperti di antiguerriglia interpellati (perplessità sintetizzabili nella battutta “prevedere il comportamento umano come si prevede il tempo?”), ne aggiungo altre: quelle relative alla perplessità delle variabili in gioco. In Afghanistan si incrociano molteplici fattori culturali, etnici, linguistici, tribali se non etnografici che mescolati ad altri aspetti (a cominciare da quelli geo-orografici) ne fanno il paese frammentato di cui Barnett Rubin parla nel suo saggio capolavoro (l’opera di riferimento per capire perchè l’Afghanistan è ridotto così). Insomma quale database potrebbe mai contenere tutte queste variabili? E quale algoritmo potrebbe metterli in relazione in maniera affidabile?
In questa storia vedo soprattutto un’ammissione, quella delle radicali incomprensioni culturali (le stesse inconsapevolmente descritte nei comunicati che ho raccontato qualche post fa) fiorite in questi anni di missioni militari in Afghanistan, fiorite ed incancrenitesi. Missioni militari che hanno sovraccaricato i militari chiedendo loro di fare lavori (ricostruzione, mediazione culturale, rapporti diplomatici in senso lato) per i quali al di là delle singole volontà individuali non sono stati formati.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere