Nelle ultime ventiquattr’ore ho ricevuto, come ogni giorno, alcuni comunicati dell’ufficio stampa dell’Isaf, la missione militare internazionale in Afghanistan a guida Nato di cui fa parte anche l’Italia, e di Enduring Freedom, una cosiddetta coalizione composta in realtà da un’aliquota di truppe americane non inserite in Isaf ma al diretto comando di Washington.
Che parlino di attività umanitarie o di combattimenti, questi comunicati per diversi motivi restano solitamente circoscritti ad una ristretta platea di operatori del settore (vengano citati solo quando gli episodi a cui si riferiscono trovano la strada dei mass-media). Mi interessa parlarne perché, quelli che ho selezionato, pur nel loro scarno linguaggio istituzional-militare, fanno capire lucidamente come e perchè in Afghanistan si continui a discendere lungo la drammatica spirale delle vittime civili. La verificabilità autonoma dei fatti in Afghanistan è ormai quasi sempre impossibile per le condizioni del “terreno” e di sicurezza, ma anche solo attenendosi alla versione offerta da Isaf e Oef, questi racconti pur ufficiali ci offrono una visione unica su quanto “banali” (nel senso di quasi automatiche, insite nella strategia attuata) siano le modalità da cui nascono questi drammatici, inaccettabili episodi. Mi colpisce anche l’addensarsi di tanti cosiddetti “incidenti” in un così ristretto arco di tempo (scelto a caso).
Volevo raccontare di questi episodi cosiddetti “minori” di cui quasi nessuno nel resto del mondo viene a conoscenza ma che finiscono con l’ingrossare il fiume del risentimento che sempre più separa la popolazione afghana dalle truppe occidentali. Primo o poi parlerò anche del linguaggio di queste press release (definizioni tipo “escalation of force”), tra virgolette la traduzione letterale del testo. Ho provato a tralasciare ogni mio commento limitandomi ad offrire elementi utili alla comprensione dei fatti, cominciamo dal primo comunicato in ordine cronologico:
Comunicato 2009-099 del 31 gennaio “ISAF injures two nationals in escalation of force incident”
L’episodio – spiega il comunicato – è accaduto nella zona di Sangin (una delle più difficili della provincia di Helmand dove operano le truppe britanniche, strategica per la presenza di una grande diga). “La pattuglia ha identificato due uomini ritenuti sentinelle per l’innesco di IED ed ha lanciano dei mini-razzi luminosi come da procedura standard per escalation of force. Gli individui hanno rifiutato di allontanarsi così sono stati esplosi colpi di avvertimento, senza risposta. Ritenendo di trovarsi in una situazione di imminente pericolo da parte delle sentinelle le forze ISAF hanno sparato una volta, colpendo uno dei due uomini”. Il comunicato continua raccontando che successivamente la popolazione della zona ha trasportato l’uomo ferito alla vicina base ISAF, dove ha ricevuto le prime cure per essere poi trasportato in un ospedale ISAF. “L’uomo non ha saputo spiegare perché ha ignorato l’avviso della procedura standard di escalation of force“. Un altro ferito è poi arrivato alla base, trattato e subito dimesso. Si trattava di un bambino ferito di rimbalzo. “Tragici incidenti come questi sono evitabili se il pubblico osserva le istruzioni di chi sta sforzando di fornire un ambiente sicuro e protetto”.
Comunicato 2009-102 del primo febbraio “One Afghan killed, another injured in escalation-of-force incident”
L’episodio – spiega il comunicato – è avvenuto nel distretto di Orgun (provincia di Paktika, area molto difficile al confine con il Pakistan) quando, durante il transito di un convoglio “misto” di truppe afghane e truppe Isaf (i comunicati non precisano mai o quasi mai la nazionalità del contingente coinvolto) con a bordo anche “funzionari distrettuali”, un veicolo civile gli si è avvicinato troppo. “La pattuglia ha segnalato al veicolo di fermarsi, usando mezzi non letali. Il veicolo non ha reagito all’avviso ed è così stato sparato un colpo di avvertimento, ferendo gli occupanti. La pattuglia si è fermata immediatamente per fornire assistenza medica ed i due feriti sono stati trasportati ad un ospedale ISAF nel distretto di Orgun. Sfortunatamente, uno degli occupanti del veicolo è morto successivamente per le ferite riportate”. Il comunicato precisa che la vittima è un capo tribale della zona orientale della provincia, prima di concludersi così: “Le tattiche con autobomba della guerriglia hanno obbligato l’Isaf e le forze della coalizione a chiedere a coloro che non hanno intenzione di farci del male a non avvicinarsi troppo ai convogli. Comunque, loro (i soldati) devono agire per proteggersi quando minacciati. Tragici incidenti come questi sono evitabili se il pubblico osserva le istruzioni di coloro che si stanno sforzando di creare un ambiente sicuro”.
Comunicato 2009-101 del primo febbraio “Feriti afghani in Nad Ali”
Il comunicato racconta di truppe Isaf della patrol base Bandit, nel distretto di Nad Ali nella provincia di Helmand, finite sotto attacco da nemici che sparavano dall’interno di un’abitazione (probabilmente, aggiungo io, una casa fortificata tipica della zona). Le truppe Isaf hanno risposto al fuoco (accuratamente, viene precisato) individuando otto combattenti nemici ed una loro postazione di fuoco. Al termine dello scontro, evacuati i feriti, sono state trovate armi e tunnel verso l’esterno del complesso. “Sfortunatamente, due bambini sono stati uccisi e tre civili adulti sono stati feriti durante l’incidente”. Il portavoce della Task Force Helmand, comandante Paula Rowe commenta così le tattiche della guerriglia che intenzionalmente – spiega – utilizza abitazione civili per colpire le truppe occidentali: “In questo caso le loro (dei guerriglieri) deliberate, codarde ed irresponsabili azioni hanno contribuito direttamente alla morte di due bambini ed al ferimento di tre adulti. Questo dimostra di nuovo che i Talebani hanno un totale disprezzo, privo di vergogna, delle vite afghane”.
Comunicato 20090102-01 US Forces Afghanistan del primo febbraio “Le forze della coalizione tengono sotto pressione le organizzazione terroriste”
Il comunicato si riferisce a due raid, uno nella provincia di Ghazni, l’altro in quella di Khost, contro i Talebani ed il gruppo di Haqqani. Del secondo episodio, terminato con l’arresto di sei presunti militanti, si precisa che: “Quando le forze della coalizione sono arrivate al complesso, hanno invitato i civili ad uscire dall’edificio e cooperare. La volontà dei civili di seguire le istruzioni ha agevolato l’operazione con il risultato che nessun colpo è stato sparato, nessuna persona ferita, nessuna proprietà danneggiata”. Non è andata così nel primo raid, il comunicato riferisce dell’invito dei militari alla popolazione locale a lasciare gli edifici oggetto dell’operazione, in uno dei quali però si sono barricate diverse persone. Dopo la ripetizione dell’invito, alcune donne e bambini ne sono usciti ed a quel punto è scattata l’irruzione. Il bilancio dell’operazione è di due militanti uccisi, tre arrestati e un civile ferito e medicato sul posto.
L’agenzia AP ha riferito che questa mattina (domenica primo febbraio) lungo la ring road, la strada principale che attraversa tutto il Paese, gli abitanti del villaggio colpito dal raid hanno inscenato una manifestazione, protestando per l’uccisione di “diversi” innocenti (quindi più di due). Le autorità locali hanno confermato il numero di due vittime del raid, riservandosi di indagare se si sia trattato di militanti o civili.
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