Grazie alla giuria che mi ha conferito il premio Antonio Russo, giunto alla sua decima edizione. Per chi volesse scoprire la figura dello scomparso giornalista abruzzese, il sito della fondazione che porta il suo nome.
Questa la motivazione del premio assegnatomi:
Nico Piro è l’incrocio tra la migliore tradizione degli inviati di guerra e la Terza rete Rai e il new journalism. Dal passato ha ereditato una scelta – dare voce a chi non ha voce – e un modo di lavorare: andare sui posti, accanto alla notizia, e mescolarsi con gli ultimi.
Dalle nuove tecnologie ha preso il linguaggio, la mobilità, la versatilità tra i documentari, il blog, i libri. Non è uno da mordi e fuggi: ha seguito i profughi dall’Afghanistan – sua grande passione – fino in Grecia. Ma non è neppure, come si sarebbe detto una volta, un terzomondista, catturato per sempre e solo dalle periferie del mondo: ha seguito con acume le presidenziali americane nelle pieghe più profonde. Il suo ultimo libro sin dal titolo. Specie di questi tempi, è la confessione orgogliosa di un’eresia: “Maledetti pacifisti”.