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BUON 2026: Ridicolizzati di tutto il mondo, unitevi!

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BUON 2026: TRA PUTIN, TRUMP E LA VON DER LEYEN SIAMO ROVINATI MA IL VERO PERICOLO È…

Sicurezza a Kabul, come se fosse possibile esser sicuri in mezzo ad una guerra

 

Nonostante lo scenario globale sia profondamente mutato, si chiude un anno in cui l’Europa non ha cambiato traiettoria come se il 2022 non fosse mai finito. Ed è una traiettoria verso il disastro. L’Europa ha persino accelerato la sua folle corsa verso una guerra con la Russia, nemico immaginario ma invocato ogni giorno. Una corsa fatta di investimenti miliardari in armi che sinora hanno colpito e affondato un solo bersaglio: i nostri diritti alla salute, all’istruzione, alla felicità e alla libertà di parola. Un nemico immaginario a cui contestiamo come “pericolo esistenziale” le stesse cose che invece ci sta bene, salvo qualche borbottio occasionale, Israele compia, spesso e volentieri su scala ben superiore.

Tutto questo nonostante alla Casa Bianca non ci sia più Biden, grande sponsor della prosecuzione della guerra in Ucraina e complice di Israele nel genocidio, ma un Trump che l’Europa la prende a calci in ogni modo. La definisce un’organizzazione nata per fregare gli Usa, ci impone di portare la spesa militare al 5% del PIL (2/3 della quale va ad aziende americane, riarma l’Europa arricchisci l’America), affossa la nostra economia con i dazi e scrive nelle nuove linee sulla sicurezza nazionale che gli Usa devono interferire nella politica europea per cambiarne sempre più le classi dirigente al potere. In sintesi vuole al comando i sovranisti, la cui idea di sovranità passa per Washington o Mosca non per le tasche o la dignità dei propri connazionali. Tutto questo mentre Trump fa gli interessi americani e per dedicarsi a fare la guerra alla Cina (per ora con armi economiche), si riappacifica con Putin che noi invece consideriamo il nemico per eccellenza. L’Europa teme che un Paese di 140 milioni di abitanti invada una comunità da mezzo miliardo di persone, una comunità con un PIL di dieci volte più grande di quello russo e che ha una spesa militare più che tripla rispetto a quella di Mosca.

Intanto Putin si dedica a riallacciare i rapporti con gli Usa mentre non molla la Cina, suo nuovo e inedito, storicamente, partner, plasmando una nuova globalizzazione che vede l’Europa esclusa e sempre più implorante e dipendente dal carrozzone Usa. L’Europa sembra l’ultimo giapponese nella giungla che prova a difendersi dalla Russia mentre la “guerra” gliela fanno gli Usa (anche a mezzo Mosca). Aumenta le spese militari che la indeboliscono nel bilancio e nello stile di vita dei suoi cittadini mentre ritorna indietro di un secolo con una Germania in crisi economica (grazie anche alla fine dell’energia russa a basso costo, grande vittoria Usa) ma mai così armata. Intanto Putin come Trump stringono le maglie della repressione (con stati di avanzamento diversi del rispettivo lavoro) e l’Europa cosa fa?
Resta un baluardo del pluralismo e della tanto evocata democrazia (quella che prima o poi ci farà causa per averla usata per giustificare qualsiasi porcheria bellica e bellicista)?
No, con la scusa della mai chiarita disinformazione (a quella israeliana e quelle Usa invece non ci pensiamo proprio) l’Europa sta tappando la bocca alle voci critiche, sta rendendo marginali l’orientamento dei cittadini (in Italia la stragrande maggioranza dei quali sono contro il riarmo e la guerra) il tutto mentre – lo dicevamo sopra – si condanna alla crisi economica e alla guerra, condizioni ideali per favore l’ascesa di forze vicine tanto a Washington quanto a Mosca, in un mondo plasmato dalla linea politica della Casa Bianca e del Cremlino.

Resta un baluardo dei principi e dei diritti? Diritti che in quanto tali – ce lo ricordava Gino Strada – devono valere per tutti, se no sono privilegi? No, visto che non muove un dito contro Israele e per fermare il genocidio e la pulizia etnica, che oggi continuano con molte meno bombe ma condizioni di vita impossibili. No, visto che consente alle squadre israeliane di venire a giocare in Europa, non impone un centesimo di sanzioni (economiche e non) contro Israele, non denuncia l’apartheid e l’occupazione ormai quasi annessione della Cisgiordania, e consente (grazie Italia!) persino a Netanyahu di attraversare il proprio spazio aereo perchè il diritto internazionale vale “fino ad un certo punto” (e se non vale per Bibi, non varrà nemmeno per Putin, finendo così con il ridursi al nulla).

In questo quadro geopolitico ormai chiarissimo, per giunta aggravato dagli esiti ormai innegabili del conflitto ucraino con Kiev spalle al muro sul campo come sul piano politico-economico, colpisce che giornalisti e cd intellettuali (in particolare quelli progressisti) che hanno sposato e sponsorizzato la guerra come lotta per la democrazia, del bene contro il male, non abbiamo fatto in alcun modo autocritica ma si condannino sempre più a sostenere le loro insopstenibili posizioni. Stanno contribuendo ad ampliare il solco tra cittadini e potere, tra cittadini e media, a rompere il rapporto fiduciario, a spianare la strada a nuovi nazionalismi e alla fine del pluralismo e del pensiero critico. Eppure continuano a non vedere le conseguenza anche dell’azione loro forbite penne mentre è ormai estinta qualsiasi critica a quel sistema neoliberista che persino nella città più ricca del mondo, New York, viene messo in dubbio con l’elezione di Mamdani, e si archivia ogni tentativo di una ristrutturazione ecologista della società.

Tutto questo, incredibilmente, rende ancora più solide le posizioni di “Maledetti Pacifisti” contro il marketing della guerra e il Pensiero Unico Bellicista, all’epoca solitarie (oggi persino copiate). Incredibile per un libro uscito due mesi e mezzo dopo l’inizio del conflitto e nel mezzo di un movimento bellicista che oggi sappiamo di essere di lungo periodo.
Quei maledetti pacifisti che sono la nostra unica e ultima speranza, con il loro coraggio e il loro senso di rivolta possono salvarci dalla condanna alla guerra, alla militarizzazione del pensiero, alla fine del pluralismo, alla povertà e al trionfo del capitalismo più sfrenato, ad un’Europa sempre più fragile e quindi sempre più colonia. Sono quei ridicolizzati di cui parla il Papa, insultati perchè credono nella pace e la costruiscono (leggete il suo messaggio per il primo gennaio, mai davvero apparso sui media).
Grazie a loro e solo a loro, possiamo augurarci un buon 2026. Ridicolizzati di tutto il mondo, unitevi!

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1 commento

  1. “Esiste solo l’economia come movente delle nostre azioni
    Questo è l’incipit del Capitale di Karl Marx ed è a questo che non vogliamo arrenderci! L’economia è’ potere
    e da lì nascono le guerre! Vogliamo la cultura sempre più diffusa che il potere teme molto perché arricchisce il pensiero e le capacità di giudizio. E così voglio concludere: “ vides ut alta stet nivem candidum
    Soratte” è il ‘Carmen seculare’ di Orazio , quindi la pace e la bellezza

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere