La Montagna Turchese from Nico Piro on Vimeo.
Per tre lustri, oltre quindici anni, ho desiderato di raggiungere il luogo forse più misterioso e magico d’Asia, nel cuore dell’Afghanistan, ma è sempre stato impossibile: troppo rischioso.
Finito (per quanto?) il conflitto con la caduta di Kabul il 15 agosto del 2021 si sono create le condizioni di sicurezza per questo viaggio.
Nel dicembre del 2021 ho attraversato il massiccio centrale d’Afghanistan in un viaggio nel tempo più che nello spazio; un viaggio che di solito nemmeno gli afghani fanno perchè l’ Hindu Kush è un gigante di pietra pericoloso ed estenuante. Gli afghani preferiscono aggirarlo, allungando di molto la strada che separa Herat da Kandahar o da Kabul, preferendo le piane desertiche attraverso le quali corre la ring road, l’unica grande strada del Paese.
Lasciatici alle spalle l’hazarajat, la terra dei discendenti di Ghengis Khan, arriviamo a Chaghcharan, capitale della remota provincia di Ghor, al culmine di tre giorni in auto per percorrere quasi settecento chilometri di strisce di terra definibili a vario titolo strade, seguiamo il corso dell’Ari Rod – il grande fiume ridotto allo spettro di se stesso da tre anni di siccità – per arrivare fino all’ inaccessibile distretto di Jam. Tra aspri contrafforti montani che piombano sullo stretto sentiero che si apre in una piccola valle alla confluenza tra l’Ari Rod e il suo affluente Jam, al centro quello che a lungo è stato il piû alto edificio in mattoni del mondo: il minareto di Jam, costruito nel 1200, riscoperto negli anni 60 dopo secoli di oblio, ha ispirato l’arte islamica asiatica, al cui centro spicca la scritta in azzurro dedicata alla Madonna mentre poco distante sono stati trovati segni di una comunità ebraica.
Perchè un’opera tanto maestosa sia stata costruita in un luogo inaccessibile, come la basilica di San Pietro nel cuore dell’Appennino, resta un mistero, segno di quella enigmatica civiltà goride che governô da queste montagne fino all’India.
Restaurato nei decenni passati dall’Unesco con l’intervento dell’Italia grazie anche al lavoro dell’architetto torinese Andrea Bruno, per via del cambiamento climatico io minareto di Jam è di nuovo a rischio di crollo.
Periodi di lunga siccità vengono seguiti da flash floods, piogge violente che fanno salire il livello dei fiumi e danno vita a grandi esondazioni.
Nei video esclusivi ottenuti sul posto si mostra come queste esondazioni stiamo minando la stabilità del minareto la cui parte sommitale (la lanterna) appare fuori asse e dislocata facendo temere un imminente possibile crollo.
Come il governo precedente – la Repubblica islamica – anche l’Emirato non ha i mezzi nè le competenze per salvare questo straordinario monumento, dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco (l’altro bene protetto in Afghanistan è la piana dei budda di Bamyan).
Dopo vent’anni di conflitto adesso ci sono le condizioni di sicurezza per raggiungere ed operare in zona. Sono stato il primo occidentale a raggiungere il monumento dopo molti anni, almeno un decennio, spero che la mia testimonianza possa aiutare a salvare il minareto.