#11settembre #Afghanistan 20 anni dopo vorrei cominciare con due frasi, che ho inserito in apertura del mio “Missione Incompiuta”, la prima è parte dei messaggi radio diffusi dall’aereo Usa “Command Solo” durante i primi bombardamenti del Paese.
“Non siamo venuti qui per farvi del male”, vogliamo prendere Osama Bin Laden. 20 anni dopo una famiglia innocente, ultima di lunga serie, verrà uccisa da attacco drone vicino all’aeroporto di Kabul, scambiata per terroristi. Oggi la conferma arriva da questa analisi del NY Times:
Times Investigation: In U.S. Drone Strike, Evidence Suggests No ISIS Bomb
Anche il Washington Post arriva alla stessa conclusione. Come scrivevo in quei giorni: è l’iconica conclusione di 20 anni in cui l’Occidente ha cancellato la superiorità morale con cui arrivò in Afghanistan. E’ la conferma che guerra aggrava problemi non li risolve. Oggi dovrebbe esserci cerimonia di insediamento del governo mancano altri dettagli. Per ora circolano solo foto di riunione di donne (in hijab nero che ha ormai soppiantato il burqa azzurro, giallo, amaranto) pro talebani. In una chiara offensiva mediatica
Dopo la photo fake su cui sono cascati in tanti, la bandiera talebana per davvero viene issata sull’Arg, il palazzo presidenziale dove peró non c’è traccia del “presidente”, il leader taleb che non si vede da anni (mistero continua).
Ieri c’è stato un incontro al Min. Interni con il Ministro Haqqani che nelle foto ufficiali (le uniche) si mostra solo di spalle. Sarà cautela per la taglia da 5mil dollari che pende sulla sua testa?
Questo pezzo di Emran Feroz è molto ideologico (un’opinione più che un pezzo giornalistico) ma pone la domanda giusta: se Kalil e Sirajuddin Haqqani sono a Kabul a fare i ministri. Chi è stato ucciso in anni di attacchi di droni contro di loro? Vittime civili ecco come si è persa la guerra:
Haunted by Predator drones in the sky and death squads on the ground
Manifestazione contro talebani ieri a Bamyan, patria della minoranza sciita degli hazara. Notare le bandiere alleanza del nord, non il tricolore afghano, un segnale della frammentazione del Paese in corso, ripetizione del passato.
Nelle foto inviti all’autarchia monetaria dei talebani. Gli afghani preferiscono i dollari alla loro moneta locale ma il vero punto è che le transazioni della DAB, la banca centrale, sono per lo più in USD un bel problema per il riavvio dell’economia.
Finalmente qualcuno si ricorda delle colpe del peggior diplomatico della storia degli Stati Uniti, Khalilzad padre del fallimento di Doha e, prima, dell’ipoteca del governo c.d. democratico.
Da leggere questo pezzo della Reuters:
Brokering exit from Afghanistan, U.S. envoy Khalilzad became face of diplomatic debacle
In Panshir si continua sporadicamente a combattere, ieri è stato ucciso il fratello del vero leader della resistenza, Saleh. Arrivano voci di pesanti rappresaglie sulla popolazione civile e dell’assenza di cibo e medicinali per via delle strade bloccate.
I talebani sono entrati nell’ennesima armeria delle forze di sicurezza afghane. Possono spare per anni.
Oggi 11/9 il CISDA organizza manifestazioni in tutta Italia per le donne afghane
Milano: Arco della Pace ore 16:00
Trieste: corteo da Piazza Venezia, dalle 16:30 alle 20:30
Roma: Mad’O, Via Carlo Emanuele I, 36 18:00
e in tante altre piazze
Circola questo video di un esecuzione sommaria ad opera dei talebani di un combattente (ormai disarmato e prigioniero) della resistenza in Panshir
🔞 Taliban Shooting People Who Worked In Army In Panjshir (WARNING GRAPHIC)
Capo di mujaheddin pagato dagli americani per combattere i sovietici, il macellaio di Kabul (per i suoi attacchi indiscriminati con razzi durante guerra civile), poi nemico giurato degli Usa, poi riconciliatosi col governo. Hekmatyar annuncia suo supporto a governo talebano.
Gulbuddin Hekmatyar, the leader of Hizb-e-Islami, on Friday announced his support for the Taliban govt. He also called on the people, and particularly his supporters, to do the same.#TOLOnews pic.twitter.com/Nyf22Rr1dD
— TOLOnews (@TOLOnews) September 11, 2021
Il 12 settembre a Cagliari si proietta mio documentario autoprodotto “Un Ospedale in Guerra” il conflitto in Afghanistan (e le sue vittime civili) visto dalle corsie dell’ospedale di Emergency a Kabul. Appuntamento ore 21: Sa Manifattura, viale Regina Margherita 33, Cagliari.
Grazie all’osservazione di un follower su questa foto abbiamo capito che i talebani sono riusciti a metter mano non solo su mezzi americani forniti all’Ana (Afghan National Army) ma anche su materiale delle truppe Usa (ufficialmente tutto distrutto) cone Oshkosh JLTVs
Appunti del discorso di George W. Bush alla nazione con cui annuncia l’inizio del conflitto in Afghanistan. Il Congresso impiegó 7 giorni per decidere generiche guerre post-11/9 (con un solo voto contrario). Quella del 7 ottobre era la prima. L’autorizzazione è ancora valida.