#Afghanistan In premessa vi chiedo di leggere anche la mia nota personale in coda a questo lungo post.
#19agosto oggi è l’anniversario dell’indipendenza afghana (1919 dopo il primo bombardamento aereo in assoluto su un’area urbana, Kabul, opera regno unito nel terzo conflitto angloafghano.
Dopo manifestazioni di ieri a Jalalabad, Khost e Asadabad con manifestanti che hanno ammainato la bandiera bianca dei talebani per il tricolore dell’Afghanistan (alcuni uccisi dai miliziani), oggi si potrebbero ripetere scene del genere con rischio di scontri.
Ieri scrivevo che l’Afghanistan è un Paese sicuro, qualcuno non ha capito e quindi preciso: è un Paese stabile dove non si combatte più (per assenza di nemici, tra quelli noti) ma è sempre in bilico sul baratro della guerra civile.
Non sappiamo come siano nate le manifestazioni di ieri, colpisce che si sono svolte in 3 aree pashtun (stessa etnia dei taleb) e in 3 aree dove è stata fortissima la guerriglia anti-americana (2 delle 3 le ho visitate più volte). Aspettiamo per capire cosa possa accadere.
Dell’Afghanistan sappiamo poco, in questi 20 anni consulenti, diplomatici e spie hanno avuto la presunzione di “capirlo” da compound fortificati o attraverso l’oblo anti-proiettile di un blindato. Rischiamo di saperne sempre di meno se non sosteniamo i giornalisti afghani Le mie sorelle e i miei fratelli dell’
Afghan Journalist Safety Commeette da anni lavorano per proteggere dal governo e dalla guerriglia le tante voci libere. Oggi hanno bisogno delle vostre donazioni QUI.
Invece in questo post del mio blog spiego nel dettaglio la situazione e le diverse possibilità per aiutare.
In Afghanistan, il principale datore di lavoro legale è ANSF, le forze di sicurezza, i talebani hanno annunciato che poliziotti e soldati potranno lavorare per nuovo governo. In pratica non faranno l’errore di Bremer che in Iraq smobilitò truppe bahatiste di fatto creandosi da solo e all’istante un esercito nemico. Resta il punto di come i talebani pagheranno tutto questo personale più i propri miliziani. Ricordiamo che l’elefantiaco apparato pubblico afghano costruito dagli Occidentali non è autosufficiente, il loro bilancio pubblico lo pagavamo noi.
Del ritiro Usa ho già detto a livello politico (nasce da un accordo ridicolo e fatto da Usa con taleb, sulla testa del popolo afghano e dei Paesi Nato) a livello tattico invece, per me, errori sono stati due (enormi e made in Biden).
In primis, l’abbandono della base di Bagram. Se oggi BAF fosse ancora nelle mani degli USA, da lì si potrebbero evacuare decine di migliaia di persone al giorno senza problemi di sicurezza e senza chiudere il KIA (aeroporto civile di Kabul) come sta accadendo ora.
Gli americani devono estrarre 11mila cittadini e 60-80mila afghani. Ma davvero pensavano di farlo dall’Hamid Karzai International Airport?
Inoltre in Afghanistan da sempre c’è la fighting season cioè da Aprile a Ottobre si combatte. Non a caso russi si ritirarono in pieno inverno. Sfidarono 2000 metri passo Salang, passando distrussero le stele che ricordavano i loro caduti, attraversarono neve dell’Hindo Kush. “Se la strada da Kunduz a Kabul potesse parlare griderebbe di dolore”.
L’Afghanistan di oggi è sicuro, l’ho scritto ieri, lo ribadisco oggi. Sicuro sul piano militare. Non parlo di sicurezza individuale. Io stesso in queste ore sto provando a estrarre dal Paese miei collaboratori e plaudo a sforzo di Italia con
Ministero della Difesa e Farnesina.
Voglio dire che Alleanza del Nord non esiste più 1) warlords in fuga all’estero con bottino milionario 2) Nord nelle mani dei taleb. Isis già sconfitto in 2018 (non torna x ora). Al momento resistenza di Saleh e Massoud da Panshir è teorica. Oggi hanno chiesto aiuto agli Usa con questo editoriale sul Washington Post.
Infine una NOTA PERSONALE: con libri, articoli, reportage, blog e social il mio sforzo è divulgare, aiutare a capire una realtà complessissima come quella afghanistan, Paese che amo. Se volete slogan, banalizzazioni, non seguitemi. Se mi seguite vi racconto prima alcune cose.
Copro l’Afghanistan da anni, sono stato in combattimento con le truppe americane nell’inferno di Korengal, sono stato con la polizia afghana in territorio Isis, ho seguito gli italiani nei punti caldi, ho attraversato da solo il Paese fino ad Alexandria Oxiana, sono stato al bazar e al ristorante, in mezzo agli afghani, quando gli ultimi occidentali vivevano in fortezze con mura anti-bomba di 4 metri. Mi sono sporcato scarpe di sangue dentro infermerie dove arrivavano civili fatti a pezzi. Il 17/9/09 ho evitato per miracolo quell’attentato, nel nostro giorno peggiore. Sono sopravvissuto ad imboscata nella valle fiume Pech, incontrato capi talebani in clandestinità. Tutto solo per vedere e capire di persona. So solo una cosa che Afghanistan è complesso, se volete la favoletta che agevola la rissa social e politicizzazione italica non seguitemi per favore.
Soprattutto ricordate che talebani hanno ucciso un mio caro amico e sua famiglia la sera del NowRuz del 2014. Altri amici sono in ospedale psichiatrico o in fuga.Non perdonerò mai ai talebani tutto questo ma faccio giornalista non il tribuno. Racconto fatti non regolo conti personali.