La cosa più affascinante del Mobile Journalism è che ci rimanda ai tempi della Ford-T , direbbero gli americani, gli italiani invece potrebbero pensare ai laboratori Rai di Torino dove si costruivano persino connettori e cavi perché il mercato non era ancora in grado di tenere il passo della nascente industria radio-televisiva italiana ed europea in genere.
Con il Mo-Jo stiamo riprendendo nelle nostre mani la tecnologia e anche se negli ultimi dodici mesi abbiamo assistito alla comparsa di decine e decine di accessori dedicati alla phone-o-graphy, c’è ancora un grande spazio per consentire a chi usa gli smartphone per la cinematografia o il giornalismo di creare dei “set up” specifici ed assolutamente personalizzati.
Fatti tristissimi come quelli di Nizza ribadiscono l’importanza che, per tempestività e capacità di delivery, gli smartphone sono il massimo per il giornalismo. Anche per questo ormai tengo il mio iPhone perennemente montato nel mio Beast Grip; a mio avviso il miglior “rig” disponibile sul mercato. Restano però i due grandi limiti degli smartphone: il primo in ordine d’importanza è la ridotta durata della batteria; il secondo è la memoria eventualmente troppo piena. Ma se sul secondo problema si può lavorare facilmente (tra “svuotamenti” periodici e moduli di espansione di varia natura) il primo è un punto altamente critico.
Ecco come ho provato a risolverlo, “customizzando” il mio BG. Sono partito da un batteria esterna, di quelle che servono a ricaricare gli smartphone senza bisogno di una presa elettrica. Ho usato una PNY particolarmente compatta (scelta da B&H proprio perchè di ridotte dimensioni) che mi ritrovavo già in casa, poi qualche fascetta di plastica (si trovano in pacchi da 100 nei negozi di ferramenta), del nastro isolante (meglio se di color nero), un cavo lightining-usb il più corto possibile (ne ho usato uno della TYLT, affatto economico ma piatto e molto robusto) ed infine un “mitico” pad antiscivolo della GripIT (si tratta di un “tessuto” anti-scivolo che può essere sagomato con delle forbici e incollato grazie al lato adesivo su hard-drive, navigatori, batterie, modem ecc. ecc. – tutti quei dispositivi fatti di plastica liscia e che magari abbiamo bisogno di sistemare in maniera precaria ma che non vogliamo danneggiare).
Il primo passo è sagomare il pad intorno alla batteria ed incollarlo avendo cura di non coprire il bottoncino (vicino al led blu) che serve ad attivare la batteria. Il pad va posto sul lato della batteria concavo che, per un misterioso gioco del destino, calza perfettamente sul telaio del Beast Grip nella sua parte centrale (quella dove c’è il meccanismo elastico di blocco dello smartphone).
Passiamo poi ad assicurare la batteria con due fascette, una per lato. A questo punto, grazie al pad antiscivolo, la batteria è già bloccata ma con del nastro isolante le fermiamo per evitare un loro scivolamento laterale. Ho usato del nastro isolante orribilmente grigio ma l’ho fatto solo per far risaltare l’intervento nelle foto, altrimenti si sarebbe visivamente perso con il “nero su nero” (che consiglio per ovvi motivi estetici).
A questo punto possiamo inserire il nostro smartphone e collegarlo alla batteria attraverso il cavo (micro-usb, 28pin olightining a seconda del tipo di telefono che usate). E’ importante che il cavo sia cortissimo per evitare fastidiose “spaghettate”, afferrature, sganci non voluti, inciampi e problemi di sorta. La comodità del cavo piatto non è solo la sua resistenza ma anche la facilità nell’arrotolarlo intorno alla maniglia del BG, per ridurne l’estensione.
Tutto qui…Spero che questo “tutorial” vi sia stato utile
PS: per gli amici della Beast Grip, se vi interessa usare questa idea, fatelo pure ma come vedete dalle foto mi piace mettere il mio nome su ogni cosa 🙂
Aldila’ che “tecnicamente” parlando non cio’ capito un niente,
In pratica: <>
Phonto passione