“Ho girato per il mondo attaccato ad un aquilone mai troppo alto per non vedere
mai abbastanza basso per capire”. Amo questa frase, che contiene in essenza la chiave per fare bene il lavoro di inviato all’estero, ponendo il tema della distanza, essenziale quanto difficile da mantenere nel giusto equilibrio tra visioni ampie e vicinanza ai luoghi.
E’ una frase di Alberto Jacoviello, grande inviato prima dell’Unità poi de la Repubblica, morto nel 1996 e la cui opera meriterebbe – per il giornalismo italiano e per il mezzogiorno di cui Alberto è un figlio illustre – di essere approfondita, studiata e sistematizzata.
La famiglia Jacoviello mi ha onorato concedendomi il premio intitolato ad Alberto che verrà consegnato all’ex-direttore del Corsera, Ferruccio De Bortoli, e a me il 22 maggio prossimo alle 17.30 a Lavello in provincia di Potenza (qui il dettaglio del programma). Spero di essere all’altezza di un riconoscimento del genere e spero di incontrare qualcuno di voi, se è in zona o se ci vorrà venire.
Ricordo un articolo memorabile scritto per l’Unità da A. Jacoviello sul match del ’74 tra Muhammad Alì e Foreman. Dove potrei rileggerlo?
Vincenzo Scaringi
Suvereto (LI)
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