Beh, che dire?…oggi dovrei essere contento e serenamente rilassato, domani sera “KILLA DIZEZ” va in onda su RaiStoria alle 23.22…ed il compimento di un percorso cominciato un anno e mezzo fa quando, non trovando supporto “in casa”, decisi di imbarcarmi da solo in questa avventura, da cui poi scaturiranno i 62 minuti che ho prodotto, filmato e montato sull’epidemia più grave in età moderna di un virus letale; una notizia sulla quale l’informazione occidentale ha dato il peggio di sè.
Eppure non sono “sereno”…perché l’ “ovetto” che vedete nella foto e che si riempie lentamente mi mette ansia.
Come quando un ufficiale americano mi disse “questo è un’ambiente cinetico” e ci ritrovammo a prendere mortaiate ad ogni ora del giorno, questa volta mi ha “fregato” un altro termine trendy: crowdfounding che messo così sembra un’esperienza gioiosa e di condivisione collettiva di un progetto culturale…In realtà è un secondo lavoro a metà tra il piazzista di pentole, il social media manager, il consulente psicoterapeutico e la hell’s week dei Navy Seals! 🙂
Mentre su FaceBook mi arriva (e aderisco) l’invito per la festa di chiusura della libreria “Invito alla lettura” di Roma, figurarsi come stiamo messi…il mercato editoriale in Italia è in ginocchio non solo per la sua oggettiva riduzione ma anche perchè scomparendo le librerie “artigiane” e le piccole case editrici ormai viene data visibilità solo a titoli “commerciali” o “blockbuster” di chi controlla punti vendita, in un gorgo di concentrazioni (e “semplificazioni”) che investe non solo chi produce ma anche chi distribuisce.
Il “crowdfunding” serve proprio a superare questo blocco che è poi un blocco ai “contenuti”, un restringimento degli argomenti in nome di logiche commerciali che si avvitano come in una spirale pavloviana dove si da sempre meno al pubblico e quindi non si coltivano i lettori del futuro, altro che aspettando la ripresa!
Nel caso di un libro, la campagna di “crowdfunding” è una prevendita: raggiungere un obiettivo di copie già collocate prima dell’arrivo sul mercato per riuscire a coprire dei costi di base tali da rendere meno difficile l’impatto con i marosi della crisi (devo dire, tra l’altro, che l’obiettivo di 380 copie fissato da Lantana è assolutamente onesto e non speculativo).
Come sta andando la campagna? Beh è difficile dirlo, siamo al 27% e mancano 31 giorni, a voler fare una” proiezione” mantenendo questo passo non ce la faremmo a raggiungere il 100% ma il crowdfunding in Italia è un territorio inesplorato e quindi è impossibile fare previsioni. Inoltre non ci restano altre strade se non vogliamo rinunciare a parlare di argomenti poco “di moda” come l’Afghanistan e le guerre, se vogliamo onorare il dovere civile della memoria e della riflessione.
Certo dirà qualcuno…ma l’eBook? La democrazia digitale? La condivisione? Beh…Lantana mi aveva proposto appunto di uscire solo in eBook, ho detto di no. Perchè? Semplice, purtroppo: l’arretratezza digitale del nostro Paese (“digital divide” se vi piace di più…) frena la diffusione di questo strumento. Pensate che con l’eCommerce si vendono più libri cartacei che digitali! Mentre la penetrazione dell’eBook è pari a meno del 9% della popolazione sopra i 6 anni (fonti qui).
Addirittura la diffusione dell’eBook non è in espansione ma in contrazione (-5,6% = 277.000 persone in meno)! Unico prodotto digitale in crisi…Si vedano i dati dell’associazione degli editori.
Insomma il libro digitale in Italia è ancora confinato ad essere un gadget per pochi e lo dico con grande tristezza, perchè la potenza della lettura digitale farebbe la differenza in questo Paese dove purtroppo l’ascesa del self-publishing fino al premio Strega è per ora solo una rondine senza primavera.
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