Oggi scrivo totalmente fuori tema, scrivo di un’altra guerra quella che qualcuno molto piccolo (solo per dimensioni ed età) sta combattendo grazie anche all’aiuto di qualcun’altro molto grande (non solo sulla bilancia).
Luke è un bambino di cinque anni e il 31 dicembre dell’anno scorso era in macchina con la madre, senza preavviso Luke lascia questa Terra…per trentacinque minuti precipita in una sorta di stato vegetativo, sembra morto…Si riprenderà solo giorni dopo, in ospedale, ma a quel punto la rara forma di febbre encefalica che l’ha colpito aveva già fatto i suoi danni…danni cerebrali di notevole entità. Il bambino non riesce a camminare, parla a fatica, ha un braccio bloccato e altri problemi neurologici come se avesse avuto un ictus.Al pronto soccorso avevano detto ai genitori che sarebbe rimasto in ospedale solo quel fine settimana, ci rimarrà oltre cento quaranta giorni.
Durante questa lunga degenza, i genitori chiedono ad un amico che lavora per i Jacksonville Jaguars, la locale squadra di football americano che gioca nella Nfl, di fargli avere qualcosa, magari una maglietta, che possa aiutarlo ad essere un po’ più felice. Oltre alla maglietta, in corsia, quel giorno (il 5 febbraio) arriva un gigante che Luke da quel momento chiamerà sempre con nome e cognome “Mr. Brad Meester”.
Meester pesa oltre 150 chili, è alto quasi 2 metri ed è il centro dei Jaguars, tradotto per chi non conosce le regole di quello sport: ogni domenica combatte con uomini della sua stessa taglia, lanciati a velocità da centometristi per scavalcarlo e arriva al quarterback, il giocatore che Meester ha l’incarico di proteggere ad ogni costo. Da quel giorno, il gigante dei Jaguars non ha mai smesso di andare a trovare Luke: ogni settimana, ogni martedì mattina, ogni volta che l’orogologio segna le nove, per fare fisioterapia insieme, anche a costo di guidare una notte intera.
D’estate, quando il bambino è un po’ migliorato e si muove su una sedia a rotelle, “Mr. Brad Meester” lo invita al training camp, il ritiro estivo della squadra. Quella mattina, preparandosi Luke dice alla mamma che camminerà. La mamma gli risponde…”certo, un giorno camminerai”. Luke insiste e dice che lui deve camminare perchè i Jaguars “don’t roll” (come fa chi sta su una sedia a rotelle), loro corrono!
Arrivato in mezzo al campo, “Mr. Brad Meester” gli tende la mano e Luke si alza dalla sedia a rotelle, camminando per due yard. Come dirà la mamma dopo: “abbiamo assistito ad un miracolo in diretta”.
Quello stesso giorno Luke camminerà per 50 yard su quello stesso campo con Maurice Jones-Drew, il più famoso running back della squadra. Qualche settimana dopo, Luke riuscirà persino a partecipare al lancio della moneta che precede ogni partita per l’assegnazione del diritto a calciare o ricevere la palla; mano nella mano con “Mr. Brad Meester”.
Oggi, meno di un anno dopo dall’incidente, nessuno sa cosa potrà succedere nella vita di Luke e quanto ancora riuscirà a recuperare. Del resto, secondo i medici non avrebbe dovuto fare i progressi che ha fatto sin’ora, in primis camminare.Se volete sapere come vanno le cose, sua madre aggiorna abbastanza di frequente il blog www.prayforluke.com
Ho voluto raccontarvi questa storia perchè è diversa da quelle che normalmente arrivano dal mondo dello sport (qualsiasi sport) sempre più dominato da star capricciose e viziate. Questa storia raccontaanche di uno sport (il football americano) che magari non piacere a tutti voi, vista la sua distanza dal calcio, ma che si basa essenzialmente sull’idea che faticando alla fine si ottengono sempre i risultati che si desiderano. Un’idea che – in questi tempi neri e nel nostro triste Paese – mi mette di buon umore. Spero faccia lo stesso con voi.
PS: a proposito se volete vedere un reportage della Espn sulla storia di Luke e di “Mr. Brad Meester” ecco il link