Oggi al tramonto, sulla strada da Ras Jedir, il sole era così basso e circolare da sembrare un’astronave in atterraggio. È stato il momento di ragionare sulla giornata; giornata di rivelazioni sul vero significato di alcune parole banalizzate nel linguaggio comune.
Girone infernale: quante volte l’ho sentito dire e usare come pietra di paragone. Oggi l’ho visto, con i miei occhi. Una marea umana, disperata, che premeva sul cancello blù della frontiera libica. Una pioggia di pane e bottiglie d’acqua, lanciate dai volontari tunisini oltre frontiera, verso mani disperate. Un fiume di valige, fagotti, pacchi, persino un televisore che correvano sulle teste per arrivare oltre la barriera e precipitare a terra. Chi riusciva a passare, fradicio di sudore e stanchezza, recuperava le sue cose e correva verso il controllo dei passaporti e poi verso un incerto ritorno a casa.
Destino: stamattina ci siamo svegliati con la notizia che l’esercito libico ha ripreso la frontiera di Dheba, poche ore dopo la nostra uscita. Nalut sarebbe sotto (imminente) attacco. Dentro sono rimasti alcuni giornalisti (britannici e francesi). I ribelli ieri ci hanno offerto di restare, siamo andati via. Chi è rimasto puntava a Tripoli. Ora questi colleghi corrono il rischio di diventare la notizia, in questo stallo intorno a Gheddafi che si candida ad essere sempre più lungo.
GRAZIE AMICO PER QUESTA TUA NUOVA TESTIMONIANZA.
BUONA NOTTE, A DOMANI.