Chissa’ se come Toto’ nel mitico film “Tototruffa 62” il finto capo talebano che ha trattato per settimane con il governo Karzai e l’Isaf sia riuscito a vendere agli occidenttali piuttosto che la fontana di Trevi, l’arco di Bost, il millenario monumento che e’ il simbolo stesso del potere e dello splendore della provincia di Lashkar Gah, quella che e’ oggi territorio della guerriglia.
Non sono riuscito a risparmiarmi questa battuta. Ma la vicenda e’ senza dubbio esilarante esattamente quanto e’ tragica. La storia rivelata ieri dal New York Times racconta di questo finto capo talebano capace di accreditarsi presso l’Isaf come un emissario della scura di Quetta, l’alto comando del movimento talib. Caricato su un aereo della Nato, scortato in convoglio dalle truppe occidentali, riverito e preso sul serio nel corso di almeno tre incontri, persino pagato prima di scomparire da qualche parte in Pakistan.
Se non fosse stato per l’ufficiale dell’esercito afghano che, in stile “il re e’ nudo”, si e’ candidamente chiesto se l’uomo che aveva di fronte era lo stesso che aveva conosciuto molti anni prima, forse questa vicenda sarebbe durata persino più’ a lungo. Ma questa vicenda e’ esemplificativa di quanto grave sia la situazione afghana.
Della guerriglia, gli occidentali (diciamo per capirci l’intelligence militare) sa pochissimo, praticamente nulla. Il fatto che non riesca a confermare che qualcuno che si presenti come capo-talebano lo sia davvero, non e’ solo un goffo errore ma la riprova di quanto carenti siano le fonti sul “nemico”. Ci vuole poco a capire che a questo “impostore” si riferivano gli annunci di poche settimane fa (venuti anche dal comandante in capo, il generale Petraeus), su leader talebani autorizzati per la prima volta dal vertice della guerriglia alle trattative.
Ma la farsa diventa tragedia quanto pensiamo che tutta la strategia sul ritiro occidentale dal Paese, il calendario di consegne alle forze di sicurezza, l’exit-strategy e quant’altro che hanno riempito i giornali e sono state “vendute” all’opinione pubblica internazionale nell’ultimo anno e mezzo ruotino proprio intorno alla praticabilità’ delle trattative con i talebani. Ed e’ facile concludere che su queste informazioni così’ carenti e (anche) sulle mosse di uno scaltro truffatore siano state forgiate le strategie che mettono in gioco il futuro dei governi più’ potenti della terra, lo spostamento di migliaia di uomini, il concetto stesso di sicurezza e investimenti per migliaia di milioni di dollari. Insomma c’e’ poco da ridere.
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/11/25/AR2010112503577.html
afghani e americani accusano gli inglesi per la figuraccia del finto capo talebano…