Imperdibile. Sul Corriere della Sera di oggi, a pagina 16, c’è un lungo pezzo di Ettore Mo sull’Afghanistan. Non posso definirlo reportage perchè è costruito sulle memorie dei sui grandi viaggi in Afghanistan, non riesco a definirlo articolo perchè in realtà è molto di più. Leggerlo restituisce speranza a tutti quelli che credono in questo mestiere, provano a farlo o vorrebbero riuscirci. Dà speranza nonostante i viaggi di Mo, lunghi anche mesi, siano ormai impossibili in un mondo dove l’alfabeto dei tagli di bilancio nelle testate inizia con la “E di Esteri” e dove una notizia è già finita se non viene “cotta e mangiata” in poche ore, magari tritata in un pezzo spedito dal cuore del deserto o da un remota montagna con un’antenna Bgan e la banda larga satellitare.
E’ una consolazione, in un panorama mediatico dove gli esteri sono sempre più marginali oltre che “poveri”, vedere che c’è qualcuno come Mo che ha avuto la forza di seguire la stessa storia per trent’anni, che ha avuto la caparbietà professionale di restare inviato e non cedere alle tentazioni, alle deviazioni, alle occasione della “carriera” del giornalista. Un maestro, un esempio come ormai non se ne vedono più.
Spero prima o poi di poterlo incontrare per parlargli almeno un paio di giorni.
Ecco il link al pezzo, finalmente uscito on line
http://www.corriere.it/esteri/10_settembre_05/il-dolore-di-un-paese-e-il-suo-lutto-infinito-ettore-mo_55f017aa-b8c7-11df-aec9-00144f02aabe.shtml