David Petraeus e’ a Kabul, il piano B del presidente Obama sta partendo. Adesso vedremo se sarà’ capace di riportare l’armonia tra componente civile e componente militare della missione Isaf, il principale problema del suo predecessore licenziato. Un nodo difficile da sciogliere, soprattutto, se anche Petraeus vorrà’ vincere la guerra come il “runaway general” McChrystal oppure dara’ via libera alle trattative con i talebani. McChrystal intanto si e’ pensionato, com’era prevedibile, vittima di un paese dove la forma e’ sostanza (vedi questo interessante commento del NY Times) e della suo stile da “cowboy” (meglio da forza speciale) che Rolling Stones ha avuto raccontato impietosamente, facendo dimenticare alla puritana americana anche quello che di buono il generale aveva fatto (senza considerare l’abolizione della serata latino americana all’Isaf HQ, il giovedì’ sera).
McChrystal ci lascia con un “leaked memo” (non il primo della sua carriera di comandante afghano) pubblicato dal britannico The Indipendent e che rende un quadro disperato della guerra afghana, a meno che non la si voglia combattere alle sue condizioni.
E’ probabile che lo “shady general” ce lo ritroveremo presto a martellare il fallimento afghano di Obama come commentatore su FoxNews, candidato alla Casa Bianca o consulente di una società’ di security contractors al servizio della guerra coperta della Cia in Afghanistan. Ma questo sono solo mie ipotesi.
Intanto Karzai, che di McChrystal era il partner più stretto (mentre litigava e litiga con tutti gli altri uomini di Obama), il suo piano sembra avercelo ben in mente. Dopo il fallimento della conferenza di pace dei primi di giugno, nei giorni scorsi (scoop di Al Jazeera) ha incontrato Salahuddin Haqqani nel suo palazzo presidenziale (roba che la trattativa stato-mafia che appassiona i giornali italiani in questi giorni al confronto e’ una barzelletta). Salahuddin e’ il figlio di Jalahuddin, leggi mujaheddin anti-sovietico diventato anti-americano nel 2001 e che da allora ha trasformato l’est del paese in un caos difficile da domare passando – data l’eta’ – il comando militare al figlio, super-ricercato dai militari americani che saranno stati non poco irritati di saperlo nel luogo più protetto di Kabul. Il piano B di Karzai lo si capisce meglio, considerando, che all’incontro c’erano anche alcuni alti ufficiali dell’esercito e dei servizi pakistani, gli stessi che assistono la guerriglia oggi come facevano negli anni ’90. Il Pakistan sa che in caso di ritiro americano nel 2011 o quando sia, hanno bisogno di rimettere un piede in Afghanistan passando dalla porta principale come Karzai sa che senza stampelle estene (oggi americane) non può’ sopravvivere.
In attesa della conferenza del 20 luglio che non si sa bene a cosa servirà’, se non a creare un’altra occasione per la guerriglia di colpire su una platea mediatica internazionale, sorge un dubbio…contro chi combattiamo in Afghanistan? No, perché’ stando a Leon Panetta, capo della CIA, che ha concesso una delle sue rare interviste alla tv americana ABC, in Afghanistan gli uomini di Al Qaeda sono rimasti in 50-100; vantando i successi dell’Agenzia contro l’organizzazione del fuggitivo Bin Laden (della cui sorte ammette di non sapere nulla). Quindi il grosso della guerriglia e’ afghana? Quindi la guerra dell’occidente e’ contro una resistenza locale? Tra afghani buoni e afghani cattivi? Il quadro diventa sempre più’ confuso anche per Petraeus, il cui successo iracheno potrebbe presto essere archiviato dal fallimento afghano. A proposito della portata effettiva del successo iracheno (la surge di Bush/Petraeus), si veda qui per capire come gli americani sono destinati a restare a lungo in quel Paese nonostante il calendario Obama del ritiro.